Il dibattito sulla riapertura delle scuole – a distanza o in presenza, con classi a metà e telecamere accese – è riduttivo e cieco. Ammesso che davvero non possiamo tornare alla normalità, servono parametri innovativi per garantire il benessere dei ragazzi e dei docenti.
Il primo cambiamento da fare riguarda l’orario, altrimenti da innocua abitudine diventerà un boomerang, perché una riduzione dell’ora di lezione a 40 minuti costringerà gli insegnanti a mettersi a disposizione per turni pomeridiani, lezioni di sabato o corsi di recupero permanenti.
Il secondo cambiamento riguarda le lezioni in piattaforma: se si sviluppano nuclei disciplinari fondamentali in lezioni registrate, corrispondenti a un terzo, mettiamo, del monte ore totale, i vantaggi sono immediati: le ore restano di 60 minuti (o 50), gli studenti possono accedere alle lezioni quando vogliono, senza accavallarsi a fratelli e genitori o scontare i disagi della connessione, e sviluppano maggiore autonomia. Ogni docente terrà, comunque, uno sportello settimanale online per rispondere a dubbi o esigenze dei ragazzi.
Cosa fare nelle ore in presenza (che non devono essere necessariamente a scuola ma anche in altri spazi del territorio)? Laboratori multidisciplinari, tematici, creativi, per classi piccole. Se la scuola stabilisce i giorni della settimana in cui entra il biennio o il triennio, le aule possono accogliere tutti gli studenti, anche senza scaglioni orari.
Le scuole più sperimentali, o con docenti già abituati a lavorare per percorsi didattici innovativi, possono creare classi aperte o parallele per svolgere laboratori di discipline affini (esempio: il lunedì storia/diritto/sociologia; martedì: scienze/matematica/tecnica ecc.).
Il flusso scaglionato degli studenti sarebbe così determinato dall’adesione ai laboratori delle 8 o delle 10. Per i ragazzi significa vivere una sana dimensione educativa e sociale, la scuola garantisce sia lo svolgimento delle programmazioni sia un apprendimento ricco e vario, i docenti si recano in sede pochi giorni a settimana e possono così seguire i figli lasciati a casa dalle rispettive scuole.
Inoltre, i laboratori possono valere anche come PCTO, sia per recuperare ore perse quest’anno sia per svolgere quelle del prossimo, e soprattutto salvaguardano i ragazzi con disabilità. Le strade valide esistono, e soprattutto esistono tanti professionisti disposte a percorrerle.
Marilena Rea