La riapertura delle scuole, le sue modalità, le condizioni, disegnate dalle linee guida dunque, stringi stringi, pare alla fine siano state tutte demandate ai presidi.
Autonomia troppo autonoma
Con la sbandierata autonomia scolastica alla fine si vorrebbe salvare capre e cavoli: noi suggeriamo questa procedura, pare dire la ministra, al resto ci pensino i dirigenti e se qualcosa non torna si arrangino.
La scuola si arrabatta, come sempre, mentre all’orizzonte si profila una decrescita notevole di alunni alle superiori che imporrà per naturale conseguenza la perdita di un rilevante numero di insegnanti.
Ma anche questo è una questione che sarà esaminata a suo tempo, dimostrando però ancora una volta che si naviga a vista, senza pianificare le grandi rotte verso sicuri approdi.
Le critiche dal governo e dai sindacati
“Il Ministero dell’istruzione non decide e lascia che le regole sulla riapertura delle scuole le decida il Comitato Tecnico Scientifico”: dallo stesso governo sono queste le bordate contro la ministra. «Nel documento sulle Linee guida del ministero, si ribadisce e sottolinea che per la riapertura della scuola, tutte le decisioni saranno attuate ‘con esclusivo rinvio al documento del CTS’. Le linee guida scritte il 28 maggio dal CTS prevedono almeno 1 metro di distanza dal 14 settembre. Chi conosce le scuole sa che così o raddoppiamo spazi, docenti – e quindi risorse economiche – oppure si dividono le classi e si fa lezione a turni o in didattica a distanza, oppure, ed è un rischio vero, non si riapre. Vincoli, raddoppi, interventi che costerebbero miliardi e che in tanti casi sarebbero irrealizzabili comunque».
Altrettanti macigni vengono scagliati dai sindacati: «Non può essere invocata l’autonomia scolastica come unico strumento per affrontare la complessità della situazione né si può chiedere ai dirigenti scolastici e al personale di rispondere in solitudine alle motivate esigenze delle famiglie e alla necessità di garantire il servizio a organico e risorse invariate».
I funzionari del MI
Guardando bene il trio pentastellato al Ministero (Fabiana Dadone è in maternità) non sembra ben piazzato, mentre si ha sempre l’impressione che a guidare la scuola siano gli alti funzionari i quali in qualche modo suggeriscono dietro le quinte, cercando di salvare tutto quello che la politica spesso non capisce, stretta com’è tra promesse elettorali, incompetenza, spinte corporative, minacce sindacali e ascolto, con grandi orecchie, ai social.
La lite, l’incertezza e le decisioni in sospeso
In ogni caso anche il Ministero dell’istruzione pare essere lo specchio del Governo che a tutt’oggi litiga al suo interno e non riesce a trovare una strategia da seguire anche in politica economica, che non chiude nessun dossier importante come quello con l’Ilva, con Autostrade, con Alitalia e che non riesce nemmeno a risolve la questione dei decreti Salvini sulla immigrazione.
In altre parole l’indecisionismo della ministra Lucia Azzolina è tale e quale quello del Governo che non ha le idee chiare, come gli scienziati che ci hanno fatto tribolare durante l’infierire del Coronavirus. Infatti, dopo che la neve si è sciolta, stanno apparendo all’interno del mondo scientifico appelli e manifesti contrapposti, risposte piccate al limite dell’insulto e soprattutto querele.
E il visurs? Incerto anche lui
E infatti ancora non sappiamo se il virus è diventato più “buono” o no, se le misure precauzionali sono ancora utili o solo un orpello superfluo e ansiogeno, se gli asintomatici possono infettare e infine se la seconda ondata, in autunno, ci sarà.
E nel frattempo? Nel frattempo ci spolpiamo le linee guida del ministero, cecrando di fare chiarezza.