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Metodologia didattica EAS: la scuola del fare

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EAS (Episodio di Apprendimento Situato) ovvero unità didattiche minime attorno a cui ciascun insegnante costruisce la propria didattica. La metodologia didattica EAS ha come riferimento principale la “scuola del fare” di Freinet (con la sua “lezione a posteriori”), ulteriori riferimenti sono riconducibili alla Montessori, a Dewey,  Bruner, Gardner, Don Milani, alla Flipped Lesson.

Volendo scendere nei dettagli, la metodologia EAS fa suoi molti presupposti dell’attivismo pedagogico, del Mobile Learning e Micro-learning (Pachler). Il metodo è costituito da tre fasi principali:

  1. fase preparatoria in cui il docente stimola la curiosità degli studenti su un determinato argomento aiutandosi con un breve video o con una presentazione multimediale;
  2. fase operatoria in cui la classe svolge un micro-attività individuale o di gruppo nella quale produce un artefatto (una mappa concettuale, un video, ecc.) selezionando, fra quelli a disposizione, gli strumenti tecnologici più adatti allo scopo;
  3. fase ristrutturativa in cui si riflette tutti insieme sui processi attivati, su quanto è emerso e su come si è lavorato. Il docente valuta gli artefatti e fornisce una cornice concettuale al lavoro svolto, ricapitola i concetti chiave e dà indicazioni per ulteriori approfondimenti.

Lo scopo è offrire all’alunno momenti circoscritti di esperienza dell’oggetto di conoscenza da acquisire, le cui caratteristiche sono la brevità e la sinteticità, tipiche del Micro-learning e del Mobile learning, ormai ampiamente diffusi nella nostra società.

Tuttavia, i dispositivi digitali mobili, pur restando il canale privilegiato, non sono indispensabili nella progettazione di un EAS.