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Lettera di una docente di religione precaria da 20 anni

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Lettera aperta al Ministro dell’Istruzione

Egr. Sig.ra Ministro,

Sono una docente di religione, precaria da 20 anni che, con il nuovo bando di concorso ordinario, che prevede l’assunzione a tempo indeterminato di circa 3000 docenti a fronte di 15.000, si ritroverà, con molta probabilità, alla sua rispettabile età, come molti altri colleghi, senza più un lavoro.

Eppure, come tanti docenti di altre discipline, per poter insegnare, ha conseguito una laurea e l’idoneità all’insegnamento.

Amo il lavoro che svolgo. L’ora di religione è l’ora dell’ascolto, del rispetto, della tolleranza; l’ora in cui ciascuno viene chiamato per nome e impara a diventare più umano.

Si trattano tanti argomenti che vanno dalla tutela dei diritti umani al rispetto dell’ambiente, dalla conoscenza delle altre religioni, alla storia delle religioni, dal ruolo della donna nelle diverse culture ai femminicidi, dal bullismo al razzismo, dall’eutanasia alle dipendenze, dalle mafie alle ideologie politiche, dalla shoah all’immigrazione. Molti ragazzi scelgono di avvalersi dell’ora di religione, anche se atei, di altre confessioni o culture. D’altra parte, non si può conoscere a fondo il nostro patrimonio artistico e culturale prescindendo dalla conoscenza del cristianesimo e dei suoi valori.

Nessun ateo, con testa pensante, si rifiuterebbe di leggere la Divina Commedia solo perché vi si parla di Inferno, Paradiso e di Dio.

Eppure molti ritengono che sia meglio abolire o snaturare questa disciplina.

Per fortuna ci sono gli alunni a cui, spesso, sento dire che vorrebbero più ore settimanali piuttosto che una e che non vedono l’ora arrivi la prof di religione!

Conosco ognuno di loro, i loro sogni e bisogni (di attenzioni, di ascolto, di amore). Mi basta uno sguardo per accorgermi quando gli occhi non brillano più. Spesso mi aspettano nei corridoi, al cambio dell’ora o fuori dalla scuola per potermi parlare. Sono, per me, come figli preziosi e, al diavolo! se non riesco a svolgere l’argomento del giorno. Ci sono cose più impellenti: c’è, ad esempio, V. in ansia perché la sua ragazza ha un ritardo, c’è F. che ha capito di essere omosessuale e teme il rifiuto degli “amici”, c’è  R. che piange perché i suoi genitori si stanno separando, c’è S. che non ha più la mamma ed è cresciuto in fretta, c’è M. che ha una patologia incurabile, impronunciabile, che ha perso la voglia di vivere, c’è N. che vede spesso il padre picchiare la madre e ha bisogno di abbracci, c’è L. con il padre in galera che chiede iniezioni di fiducia, c’è un’intera classe che ha perso quattro amici in un incidente stradale e, pietrificata, ne cerca il senso, ponendosi domande fondamentali sulla vita, la sofferenza, la morte…

E poi, ci sono alcuni parlamentari che hanno presentato una mozione per l’abrogazione dell’ora di religione, considerata materia INUTILE!

Da uno Stato laico, democratico e civile  auspico una legge che non sia discriminatoria, settoriale e che tenga conto dei diritti dei lavoratori (uguali per tutti) e degli anni di servizio maturati.

Perché, come Lei m’insegna, certe cose non si apprendono sui libri.

Una docente di religione come tanti.

Tania Cetrano