Sul sito del Ministero dell’Educazione Nazionale, Gioventù e sport, un testo di riferimento per tutti i docenti di Francese di ogni ordine e grado, tenuti ad adoperare lo stesso lessico per parlare di grammatica ai ragazzi.
Tutti “parlano la stessa lingua”
Preambolo della Costituzione francese del 1946, articolo 13: la Nazione garantisce ai bambini e agli adulti uguale accesso all’istruzione, alla formazione professionale e alla cultura. L’organizzazione dell’insegnamento pubblico gratuito e laico, in tutti i gradi di istruzione, è un dovere dello Stato.
Poche parole che sottolineano la scelta di un modello centralista che ancora oggi caratterizza la Francia nel nostro immaginario. Certo, dal 1946 ad oggi molto è cambiato ma di certo non questa idea dirigista secondo la quale è il Governo che deve stabilire, nel dettaglio, i programmi di insegnamento per tutte le classi di tutte le scuole di ogni ordine e grado.
Chi ne avesse voglia, potrà, ad esempio, consultare i programmi di Francese della prima classe del liceo sul bollettino ufficiale del Ministero dell’Educazione Nazionale, al seguente link.
Si renderà conto di quanto siano lontani rispetto alle linee guida del nostro Ministero che traccia – come il nome stesso indica – delle traiettorie, dei percorsi all’interno dei quali ogni docente italiano potrà muoversi come meglio crede, in perfetto ossequio all’art.33 della nostra Costituzione che ben conosciamo.
Non è, dunque, con sorpresa che i docenti francesi hanno accolto l’ultima idea del Ministero dell’Educazione Nazionale che in questi giorni pubblica sul suo sito un breve articolo dal titolo La lingua francese, una priorità: una grammatica per tutti, per presentare la Terminologia grammaticale, opera commissionata a un docente della Sorbona e ad un Ispettore ministeriale, una sorta di summa che costituirà un testo di riferimento unico per i docenti.
Meglio la chiarezza o la libertà di insegnamento?
L’obiettivo è evidente: favorire l’apprendimento della lingua attraverso l’utilizzo di codici univoci che servano da veicolo per tutti. Le parole sono importanti, di morettina memoria, si trasformano in le parole sono uniche, sono quelle e basta. Tutti gli insegnanti saranno tenuti ad utilizzare lo stesso vocabolario.
Ci chiediamo: ma non è che il Governo francese stia esagerando con l’imposizione di norme centralistiche che in qualche modo mortificano la libertà di insegnamento dei docenti?
O forse, al contrario, è bene dare ordine e chiarezza a una materia troppo spesso preda di un “eccesso” di libertà, per cui, ad esempio, un ragazzo italiano, nel corso della sua carriera scolastica, attraversa almeno tre percorsi metodologici diversi, con tre lessici diversi per definire un complemento oggetto?
La parola passa ai nostri docenti di Lettere, il dibattito è aperto.