Se a settembre si partirà con un tempo scuola ridotto, la colpa sarà tutta di chi non ha voluto affrontare il problema: il Governo e la ministra dell’Istruzione. A dirlo è stata Elvira Serafini, segretario generale Snals-Confsal, nel corso della conferenza stampa in remoto “La scuola si fa a scuola” indetta oggi unitariamente ad Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Gilda.
“Le famiglie con chi dovranno prendersela?”
Dopo gli interventi dei segretari generali dei sindacati maggiori, è stata fornita la possibilità ai giornalisti presenti di formulare delle domande.
Abbiamo chiesto, quindi, chiarimenti su chi bisognerà indicare come responsabile qualora a settembre si dovesse riprendere, come probabile, con un consistente numero di ore di lezione in meno rispetto a quello canonico previsto per legge.
Questo è il quesito che abbiamo posto: “Siccome a settembre è una certezza che avremo tempo scuola ridotto, è altrettanto certo che le famiglie con figli di scuola dell’infanzia e primaria avranno grossi problemi per la gestione quotidiana. Con chi dovranno prendersela? Con il Governo, con il Mef, con la ministra dell’Istruzione?”.
Serafini: il Governo doveva capirlo
“È chiaro – ha replicato Elvira Serafini – che la responsabilità non è del mondo della scuola, né dei sindacati. È di chi non ha voluto sin dall’inizio confrontarsi e trovare soluzioni. Noi vogliamo che la scuola riapra i battenti. Non siamo noi che non vogliamo farlo, ma chi non si è posto il problema.
Purtroppo la responsabilità è di chi ci governa: il Governo doveva capirlo”.
“Corresponsabilità evidente”
La sindacalista ha ricordato che il per “affrontare il problema degli organici è stato coinvolto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte”. Però, ad oggi, “le persone da collocare in cattedra ci sono, ma la ministra non è entrata nel problema per risolvere il problema delle classi pollaio. Anche il presidente del Parlamento Roberto Fico ha puntato il dito contro la ministra. C’è una corresponsabilità evidente”.
“Noi non c’entriamo nulla”
Serafini ha tenuto a precisare, quindi, che “noi sindacati di questa situazione non c’entriamo nulla, né i dirigenti scolastici, né il sistema scuola. Tutti vogliamo la scuola in presenza”.
“Abbiamo sempre detto – ha concluso la rappresentante Snals – di non essere disponibili né a ridurre il tempo scuola, né a ricorrere di nuovo massicciamente alla Dad, che deve restare modalità di complemento e supporto all’attività ordinaria. Per tutto questo ci vogliono provvedimenti legislativi ad hoc e tavoli di confronto serrato al ministero dell’Istruzione. Lo stiamo ancora aspettando”.