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Fare scuola nei musei e nei teatri: Luigi Gallo ci crede e chiede l’impegno dei Comuni

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L’idea di fare scuola nei musei, nei teatri e nelle biblioteche continua ad affascinare i politici, nonostante che da più parti si sia già fatto osservare che i problemi da affrontare e risolvere sarebbero più di uno.

Proprio nella giornata odierna il presidente della Commissione  Cultura della Camera Luigi Gallo (M5S) ha rilanciato il tema affermando: “In questi giorni, in coordinamento con il Ministro dell’Istruzione, sto lavorando senza sosta alla definizione di protocolli nazionali tra i luoghi di cultura e le scuole e presto ne daremo notizia ufficiale. Dall’emergenza nascono grandi opportunità per i nostri ragazzi e ragazze, bambini e bambine per fare lezione nei luoghi della cultura come musei, teatri, cinema e potersi immergere nella storia, nell’arte e nella bellezza tutta italiana”.
“In tal senso – ha aggiunto Gallo – fa piacere constatare che una grande attrice del calibro di Monica Guerritore sia favorevole all’idea di aprire i teatri per le lezioni scolastiche. Come darle torto quando sostiene che i teatri sono i luoghi della formazione di noi stessi come ‘individui’ allenati alla capacità critica, alla riflessione, alla dinamica intellettuale e sentimentale?”.

Chi conosce un po’ la storia della scuola italiana sa bene che l’idea di “fare scuola fuori dalla scuola” non è nuova e non è neppure molto recente, in quanto risale agli anni Settanta quando molte Amministrazioni Comunali, soprattutto delle città del nord (Torino, Milano, Genova, Venezia, Bologna in particolare) misero a punto progetti culturali e didattici per aprire alle scuole luoghi di cultura che fino ad allora erano considerati quasi “sacri”: nacquero le rassegne teatrali per le scuole, i musei iniziarono ad allestire sezioni didattiche sempre più accattivanti e si iniziarono a sfruttare didatticamente persino gli uffici dell’anagrafe.

Ma adesso l’idea di Luigi Gallo e di Anna Ascani, che già ne aveva parlato diverse settimane fa, è completamente diversa: non si tratta più di “fare didattica” fuori dalle pareti scolastiche ma di allestire nei musei e in altri luoghi di cultura veri e propri ambienti stabili di apprendimento da utilizzare in alternativa alle aule scolastiche o comunque per sopperire alla carenza di locali.

Secondo Gallo, infatti, con i fondi stanziati per la scuola quest’anno “avremo più personale, aule rinnovate, nuovi spazi didattici, patti educativi di comunità nelle nostre città che diventano dei grandi laboratori di apprendimento e del sapere”.
E aggiunge: “I sindaci sono protagonisti per gli interventi dell’edilizia leggera ma anche per la creazione di Patti Educativi di Comunità che vanno costruiti in ogni comune coinvolgendo associazioni, terzo settore, enti e fondazioni culturali e sociali pronti a fare la loro parte per la ripartenza della scuola con proposte didattiche di qualità in forte sinergia con le scuole. Noi siamo impegnati a costruire protocolli nazionali, i sindaci saranno impegnati a costruire protocolli di collaborazione locale”.

Il messaggio è chiaro e anche molto impegnativo per le comunità locali: il Governo, e il Ministero dell’Istruzione in particolare, stanno facendo la loro parte stanziando i fondi necessari e fornendo un quadro istituzionale preciso (convenzioni, accordi, ecc..),ma toccherà ai Comuni attivarsi e realizzare progetti significativi; e se le cose non funzioneranno – sembra voler dire Luigi Gallo – la responsabilità non potrà certamente essere addebitata al Governo.