In provincia di Treviso la presenza di alunni extracomunitari non è per nulla marginale: su 80 mila alunni gli stranieri sono infatti poco meno di 2500, concentrati soprattutto nella scuola elementare (1400 pari al 4% del totale) e nella media inferiore (700 circa, pari al 3%).
I docenti trevigiani – come peraltro avviene in larghissima misura in tutta Italia – stanno rispondendo in modo attento al problema nella consapevolezza che la scuola deve essere un luogo di educazione alla multiculturalità, alla pace e ai diritti umani.
Ma è fuori dubbio che la scuola, da sola, non può rimuovere le innumerevoli cause che generano tutte le situazioni problematiche in cui alunni e alunne si trovano.
"Proprio per questo – si legge nel documento – non possiamo accettare che il paziente lavoro della scuola nel proporsi come alternativa credibile alle proposte negative e nel cercare di incoraggiare la formazione di personalità critiche, autonome, capaci di ascolto ed accettazione di sé e degli altri, venga simbolicamente distrutto ogni giorno da chi si trova in posizioni istituzionali".
E – per evitare di essere fraintesi – i docenti firmatari precisano: "Ci riferiamo, in particolar modo, alle ormai quasi quotidiane esternazioni del Sindaco della città di Treviso".
In realtà in diversi interventi pubblici il primo cittadino di Treviso non si sarebbe espresso in modo particolarmente tenero nei confronti degli extracomunitari che pure mandano i loro figli nelle scuole della città.
"Il Sindaco – affermano gli insegnanti – è assolutamente libero di esprimere qualsivoglia opinione, per quanto esecrabile si possa trovarla, ma è inaccettabile che lo faccia come rappresentante istituzionale di una comunità poiché in tal modo legittima e promuove atteggiamenti di chiusura, aggressività e sopraffazione"
Le "esternazioni" del primo cittadino non sono certamente la causa scatenante, ma resta il fatto che – secondo gli insegnanti – nelle scuole di Treviso si sta sviluppando negli alunni "una forte fiducia nella violenza come mezzo rapido ed efficace per la risoluzione dei conflitti".
E’ per questo che il documento si conclude con un vero e proprio appello alle autorità scolastiche: "Chiediamo al Ministro della Pubblica Istruzione, al Provveditore, al Consiglio Scolastico Provinciale ed ai genitori dei nostri allievi e delle nostre allieve di non tollerare più che la tela di una convivenza civile, da noi tessuta con fatica e pazienza assieme a bambine/i e ragazze/i italiani ed immigrati ed alle loro famiglie, venga costantemente disfatta".