È di questi giorni la notizia della negazione dello smart working ai lavoratori fragili della scuola: abbiamo già spiegato che “mentre fino al 31 luglio 2020 era possibile svolgere lavoro agile e per gli esami di Stato 2019/2020 il docente riconosciuto fragile poteva interagire a distanza, per la ripresa dell’anno scolastico questa tipologia di servizio è stata mandata in pensione dal Dl agosto”. Ma non è finita qui, perchè con le “Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia”, abbiamo scoperto che è anche cambiato il concetto di lavoratore fragile.
L’età avanzata non basta
Nel senso che per essere considerato tale non c’è più alcun riferimento all’età – sopra i 55 anni –, ma è necessaria la“presenza di alcune tipologie di malattie cronico degenerative (ad es. patologie cardiovascolari, respiratorie e dismetaboliche) o in presenza di patologie a carico del sistema immunitario o quelle oncologiche (indipendentemente dall’età) che, in caso di comorbilità con l’infezione da SARS-CoV-2, possono influenzare negativamente la severità e l’esito della patologia”.
Per essere annoverato come dipendente “fragile”, quindi ad alto rischio per la propria salute qualora si infettasse di Covid-19, il lavoratore della scuola – docente, Ata o preside – dovrebbe essere affetto da patologie di un certo rilievo: solo in questo caso, infatti, dicono ancora dall’Iss, vi sarebbero i presupposti per far partire la “sorveglianza sanitaria eccezionale”, assicurata dal datore di lavoro, e quindi la verifica dello stato di maggiore vulnerabilità.
L’iter per essere considerati “fragili”
Il datore di lavoro, che nella scuola è rappresentato dal capo d’istituto, una volta accertata la presenze di determinati requisiti (a prescindere dall’età) dovrebbe quindi far scattare “la sorveglianza sanitaria eccezionale, a richiesta del lavoratore interessato: a. attraverso il medico competente se già nominato per la sorveglianza sanitaria ex art. 41 del D.Lgs 81/08: b. attraverso un medico competente ad hoc nominato, per il periodo emergenziale, anche, ad esempio, prevedendo di consorziare più istituti scolastici; c. attraverso la richiesta ai servizi territoriali dell’Inail che vi provvedono con propri medici del lavoro”.
Solo dopo avere espletato tale procedura, che corrisponde alla verifica della severità delle malattie e del quadro patologico del lavoratore, avviata da una richiesta da parte dello stesso attraverso un certificato prodotto da un medico pubblico che attesta una o più patologie, potrebbe venirsi a determinare la collocazione tra i lavoratori “fragili”. Con tutti i benefeci, seppure ridotti, che comporta.
Coinvolti 400 mila docenti e Ata
La notizia della “stretta” voluta dal Governo non piacerà a tantissimi docenti: secondo le ultime stile Ocse, in Italia sarebbe circa il 40% del personale tra ATA e docenti ad avere superato i 55 anni. Quindi, circa 400 mila lavoratori della scuola, i quali alle soglie della pensione, con i contagi in salita, saranno a breve chiamati a rientrare in classe. E che, come paventato dal Fatto Quotidiano, potrebbero in alto numero ricorrere allo stato di malattia, soprattutto se in presenza di condizioni di salute in qualche modo precarie (ma non tali di produrre domanda di esonero dal ritorno sul posto di lavoro).
Secondo l’Anief è grave che l’Istituto superiore di sanità abbia “dimenticato” di inserire tra i lavoratori fragili “chi ha oltre 55 anni, a prescindere dalla presenza o meno di patologie o stati di malattia”.
L’Inail li aveva collocati tra gli “inidonei”
“Eppure l’Inail – proprio in vista della Fase 2 – lo scorso mese di aprile aveva redatto un documento sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, nel quale – ricorda il sindacato – si consigliava una “sorveglianza sanitaria eccezionale per i lavoratori con età superiore ai 55 anni” spiegando anche che “in assenza di copertura immunitaria adeguata (in sostanza, test sierologici) si dovrà valutare la possibilità di un giudizio di «inidoneità temporanea» al lavoro da rivalutare a scadenze fissate”.
L’inidoneità al lavoro, evidentemente, era legata all’alto tasso di contagi da Coronavirus presenti nella scorsa primavera.
Crollando i numeri di contagiati sono venuti meno, evidentemente, i rischi per gli over 55. Ma se continueranno a salire, come è accaduto negli ultimi giorni, allora il quadro potrebbe cambiare ancora?