"Tutta la documentazione – afferma il Ministro nella nota di accompagnamento – è stata analizzata con attenzione in sede locale e nazionale e costituisce oggi un patrimonio di conoscenze e di osservazioni dalle quali partire per rilanciare una forte iniziativa politica e culturale in un settore che già rappresenta un punto di forza del nostro sistema formativo"
La consultazione richiedeva in particolare ai docenti, ai dirigenti scolastici ed anche ai genitori di esprimere il proprio livello di adesione al documento sulle "Linee di sviluppo" predisposto dal Ministero.
Nel complesso la condivisione è risultata elevata.
Ciò che sembra emergere soprattutto è la consapevolezza della ricchezza di prospettive che l’autonomia apre in merito all’elaborazione di un nuovo modello di scuola dell’infanzia funzionale ad una più efficace esplicazione dell’offerta educativa e al raggiungimento del successo formativo di tutti i bambini.
Gli insegnanti della scuola dell’infanzia sembrano condividere in larga misura anche l’ipotesi che la definizione di standard nazionali di qualità possa offrire un contributo importante per la costruzione di un sistema capace di garantire l’educazione e la formazione dei bambini dai 3 ai 6 anni.
Numero "adeguato" di bambini, organizzazione flessibile (tempi, spazi, aggregazioni, didattiche), efficace formazione iniziale e in servizio vengono considerati dalla maggior parte degli insegnanti "fattori di qualità" indispensabili.
Ma le scuole hanno messo in luce anche una serie di aspetti critici e problematici in relazione alle specifiche situazioni territoriali.
In particolare viene sottolineata la necessità che alle scuole vengano forniti strumenti culturali, organizzativi, professionali e materiali per una piena attuazione degli Orientamenti nella nuova prospettiva dell’autonomia.
L’ aspetto che più di altri più raccoglie elementi di dissenso riguarda l’attuale organizzazione scolastica: il numero di bambini per sezione è unanimemente giudicato da eccessivo, soprattutto se rapportato all’esiguità delle ore di compresenza, alle ridottissime risorse professionali finora disponibili nell’organico funzionale, alla carenza quantitativa e qualitativa del personale ausiliario, ai tempi lunghi di funzionamento (fino a 9-10 ore giornaliere) in alcune aree del Paese.
Un suggerimento che proviene da più parti ha un sapore "simbolico" anche se è indubbiamente significativo: bisogna eliminare una volta per tutte vecchi termini come "scuola materna" o peggio ancora "asilo" e assegnare il nome di "scuola dell’infanzia" al primo segmento del sistema formativo; è anche questo un modo – affermano moltissimi insegnanti – per dare dignità e credibilità ad una esperienza educativa che coinvolge oggi nel Paese quasi 80 mila insegnanti e più di 900 mila bambini distribuiti in poco meno di 40 mila sezioni.
Per visionare il documento "Linee di Sviluppo della scuola dell’Infanzia" clicca sul link