Se l’inquilino di Palazzo Chigi, a conclusione del primo giorno di riapertura delle scuole, dopo 6 mesi di lokdown, esprime soddisfazione: “Attività ordinate”, e dal ministero dei trasporti si gongola perché il sistema “ha retto”, in una scuola più sfortunata si fa lezione in ginocchio, perché mancano le sedie, ma ci sono i banchi; in un’altra ci sono le sedie ma mancano i banchi e i ragazzi scrivono e leggono tenendo libri e quaderni sulle ginocchia.
Le ginocchiata dunque reggono due scuole.
In altre scuole ancora, mancando tutto, banchi, sedie e perfino forse gli insegnanti, il primo giorno di scuola si fa in chiesa: “Ma il nostro Istituto rimane laico”, precisa la dirigente; magra soddisfazione, ma non in linea con quell’altro preside che, per il rientro in classe, ha accolto alunni, genitori e prof -riporta La Stampa- in tuta da astronauta, come si fa a carnevale, declamando al popolo che l’osservava: “Riaprire le scuole nelle condizioni di oggi è un’impresa spaziale”, e dunque la tuta.