Quali contenuti può trasmettere ai suoi alunni un docente privo di abilitazione in una disciplina? Fino a che punto il programma può essere approfondito se il docente non è “padrone” della materia? Che tipo di supporto potrà avere un alunno con problemi di apprendimento da un docente di sostegno riconvertito attraverso un corso full immersion? Sono domande lecite quelle che si pongono un folto gruppo di docenti precari, girando i quesiti non al Miur o alle istituzioni dello Stato, ma ai genitori degli stessi alunni. Perché sono loro, gli allievi, che, assieme agli stessi precari, saranno i veri danneggiati delle scelte varate dal Governo negli ultimi mesi per far quadrare i conti ricollocando la maggior parte dei circa 8mila soprannumerari rimasti senza cattedra.
“Gentili Genitori – si legge nella lettera – , Vi informiamo che dal prossimo anno scolastico i vostri figli potrebbero trovarsi ad avere docenti che insegneranno una materia nella quale non sono abilitati”. I precari spiegano che si tratta di insegnanti “che, non potendo più insegnare la disciplina nella quale sono competenti, saranno costretti ad adattarsi a insegnarne un’altra per la quale non posseggono alcuna abilitazione, per non dire informazione”. E che prenderanno il posto di altrettanti precari che nella quasi totalità dei casi sono invece in possesso delle conoscenze specifiche delle materie: “a questi insegnanti – proseguono – sarà dunque tolta la possibilità di continuare ad insegnare la loro materia, per la quale hanno studiato e lavorato”.
I tempi ristretti hanno impedito invece a viale Trastevere di affiancare i docenti soprannumerari agli alunni disabili. Il corso di riconversione, composto da poco più di 400 ore tirocinio compreso, si svolgerà nel corso del prossimo anno scolastico. E riguarderà, a fronte di oltre 15mila domande pervenute dai prof di ruolo (evidentemente molti di loro hanno presentato la candidatura pur non essendo privi di titolarità, ma forse temono di finirvi), appena 1.800 candidati. I precari sostengono che questi docenti verranno “frettolosamente ‘riconvertiti’ attraverso un semplice corsettino di poche ore online chiamato (udite, udite) ‘corso di formazione’”. Mettendo fuori gioco, in questo caso dal 2013/14, gli stessi “docenti precari, poiché l’obiettivo del governo e dei partiti che lo sostengono è quello di ignorare anziché stabilizzare un precariato che proprio loro hanno voluto e alimentato nel tempo. Ma, cosa ancor più grave, – si legge ancora nella lettera pubblica indirizzata ai genitori – ne faranno le spese anche i vostri figli cui verrà negato non solo il diritto alla continuità didattica, ma anche il diritto di essere seguiti da insegnanti meritevoli e preparati. Le nostre specializzazioni e abilitazioni all’insegnamento non avranno più alcun pregio. I nostri sacrifici per conseguirle, nemmeno”.
L’impressione è che il prossimo anno scolastico sarà un banco di prova importante: se, infatti, la collocazione forzata dei docenti di ruolo dovesse produrre quegli effetti negativi preannunciati dai precari (con disagi sulla didattica e conseguenti ricorsi condotti dalle stesse famiglie), il Miur sarebbe costretto a fare un passo indietro. Anche perché nel frattempo dovrebbero essere (finalmente!) varate le nuove classi di concorso. La cui adozione spazzerà via quelle tabelle di cui hanno fatto ampio uso nelle scorse settimane gli Uffici scolastici territoriali per assegnare migliaia di cattedre del 2012/13: cattedre assegnate, sempre per fare “cassa” non solo a personale privo di abilitazione, ma non di rado addirittura in possesso di titoli nemmeno attinenti alla materia che dovrebbero insegnare. Altro che organico funzionale!