Scuole e casi di coronavirus. Purtroppo in tanti istituti si verificano in questi giorni contagi e conseguenti quarantene per le classi coinvolte. E cresce la paura dei genitori, che spesso sfocia in affermazioni e azioni non sempre coerenti.
Abbiamo intervistato a tal proposito la prof.ssa Alessandra Nucifora dell’ITI “Enrico Fermi” di Giarre, in provincia di Catania, dove una classe è già stata messa in isolamento.
Professoressa, qual è la situazione nella sua scuola?
Al momento nella nostra scuola abbiamo una classe in quarantena a seguito della positività di un alunno al Covid19, emersa a seguito di controlli effettuati in famiglia e alla positività di altri membri della stessa. Eravamo pronti a questo evento, che purtroppo non è destinato, come già dimostrano le cronache, a rimanere isolato sul territorio. Per mesi il personale scolastico, guidato dal Dirigente Scolastico Dott. Gaetano Ginardi, ha lavorato per predisporre accurate misure di contenimento e contrasto alla diffusione del virus e procedure relative alla gestione dei casi rilevati. La classe interessata seguirà le lezioni attraverso la Didattica a Distanza ed è stata prontamente predisposta la sanificazione ordinaria e straordinaria degli ambienti interessati. Le procedure si sono attivate in tempi rapidissimi grazie alla comunicazione tra la famiglia dell’alunno e la scuola e a protocolli di sicurezza efficaci. Per le altre classi continua regolarmente la didattica in presenza. Nessun allarme eccessivo, mi sento di dire che la scuola al momento è e rimane un luogo sicuro.
Quale consiglio si sente di dare ai genitori degli alunni della sua e di tutte le scuole d’Italia?
Un consiglio spassionato da chi dentro la scuola ai tempi del Covid ci lavora. State sereni sul fatto che i vostri figli sono ben più sicuri dentro le scuole che in tutti gli altri contesti in cui liberamente scorrazzano nel pomeriggio e in notturna. Evitate cacce all’untore, toglietevi i panni di novelli Sherlock Holmes che indagano sui contatti e financo le relazioni affettive dei compagni (ma anche dei compagni dei compagni dei vostri figli), non ergetevi a direttori sanitari o ministri della sanità, informatevi accuratamente sui protocolli e agite secondo questi ultimi senza pretendere di farvi una legge da soli sulla base delle vostre paure.
Bisognerebbe responsabilizzare di più i genitori?
Purtroppo spesso si tende a pensare che le cose debbano accadere solo agli altri e si attende che una realtà così concretamente rischiosa ci tocchi da vicino prima di iniziare a prenderla sul serio. Prima di indagare su chi sia positivo, come, dove e persino perché, sarebbe opportuno domandarsi dove si trovino i nostri figli ogni giorno dalle 14 alle 8 del mattino successivo, quali effettive misure igienico sanitarie e di distanziamento stiano attuando nei loro pomeriggi con gli amici, durante le loro molteplici attività extrascolastiche pomeridiane, sport, inglese, francese, arabo, turco, laboratori di arte, cucito, ceramica e découpage, sui mezzi di trasporto che prendono, alle feste tra teenager dove si recano numerosi, abbracciandosi e ballando in sale spesso troppo piccole per arginare eventuali circolazione di particelle virali, specie se senza mascherina. Bisogna ricordarsi che lo scorso marzo, con numeri non diversi da quelli attuali, eravamo tutti in lockdown stretto e che a scuola, con le misure straordinarie in atto, per prendere il Covid ci vuole una certa dose di impegno e insubordinazione alle regole che noi docenti con dirigenti e personale scolastico stiamo rispettando e facendo rispettare come e ben più di quanto faccia chiunque altro fuori dagli edifici scolastici.
Insomma ci vorrebbe un pizzico di buon senso per affrontare uniti la difficile situazione?
I genitori hanno chiesto con forza che la scuola riaprisse “in sicurezza” (!) e andasse avanti In presenza. È stato fatto. Ora chiedono a gran voce che la scuola chiuda, e non escludo che anche questo finirà per dover essere fatto. Io chiedo solo di vigilare sui comportamenti dei loro figli almeno un decimo di quanto lo si faccia nelle scuole la mattina, nelle ore in cui sono liberi e felici fuori dalla scuola e di non ergersi a giudici delle vite altrui, spiegando ai loro figli che chi contrae il virus non è né un “bastardo” né un “appestato” *(termini che purtroppo ho sentito con le mie orecchie!) e nemmeno un individuo “di facili costumi”, ma qualcuno che ha avuto la sfortuna di trovarsi in un contesto in cui non c’era sufficiente controllo, parentale o statale, o magari semplicemente qualcuno che si è toccato inavvertitamente il naso o la bocca dopo avere pagato un caffè o una bottiglietta di acqua al bar, dimenticandosi per un fatale istante di sanificare le mani. Insomma, ai genitori dico: vigilate con cura sui vostri ragazzi anche e soprattutto quando si trovano fuori dalla realtà scolastica senza favorire dannose mentalità da peste manzoniana.
Evitare assembramenti inutili, indossare la mascherina, sanificare le mani il più spesso possibile. Se ognuno fa corresponsabilmente la propria parte forse riusciremo a cavarcela.