In questo periodo di emergenza sanitaria, in questo scenario di sconfitte e di paure, la scuola appare come la grande sfida, il centro vivo, la forza di rinnovamento e consolidamento dello sviluppo civile e sociale che sprigiona un nuovo dinamismo esistenziale per immergersi nei problemi, nella vita e nella storia del nostro tempo.
Capiamo subito che è venuto il momento in cui la ricchezza ereditata dalla nostra pluridecennale tradizione educativa che è alle nostre spalle, i frutti dell’impegno di tanti docenti e le fresche energie di rinnovamento fiorite nella scuola, basti pensare al prezioso lavoro di tanti precari, possano convergere insieme per interpretare e rispondere adeguatamente e compiutamente ai rapidi e convulsivi mutamenti sociali.
La scuola si pone, oggi, al crocevia di numerosi bisogni culturali, sociali, sanitari, economici e politici, che invitano a guardare all’educazione come fonte e sorgente della vita, agli ambienti educativi come luoghi in cui ognuno è chiamato a confrontarsi, a vivere ed a crescere.
Per moltissimi docenti ciò che accade a scuola e nella scuola non è un fatto individuale e personale, ma un’esperienza viva e palpitante in cui lo studio, la condivisione, la socialità e la fraternità diventano la norma sulla quale tutti, genitori, alunni e insegnanti, si sforzano di camminare.
Pertanto, famiglie e alunni devono trovare nell’esperienza scolastica la forma più efficace di promozione umana, gli elementi qualificanti del vivere per accendere la speranza di poter affrontare i sacrifici necessari con una responsabilità tutta nuova.
Gli insegnanti che, con notevole rischio personale, hanno spezzato l’incantesimo del rituale d’iniziazione fondamentale chiamato educazione, mostrano il cuore senza confini di professionisti che sanno andare al di là dei problemi, che con forte senso di responsabilità non si sforzano di colmare vuoti, ma di attivare processi.
In un contesto pieno di torri di guardia e mura difensive, di liti e dispute, di conferme e di smentite, la scuola è il luogo privilegiato della certezza dell’amicizia sociale, il centro, il motore in cui ogni ragazzo trova un impulso e un valido sostegno per l’intera esistenza.
Per questo, i giovani vivono l’emergenza sanitaria con la gioia, la serenità e l’entusiasmo di chi sa che l’ambiente educativo, nonostante tutto, è il segno del rinnovamento e della rinascita, la fonte da cui partono gli input operativi, il pozzo misterioso al quale attingere i valori fondamentali della vita.
La pandemia sta, dunque, mettendo in evidenza l’importanza e il ruolo di una scuola che è chiamata a riprendersi in mano i suoi progetti e la sua identità, a farsi vincolo che unisce, grembo materno che nutre e irrobustisce.
Oggi ci troviamo in una situazione difficile che ci tocca tutti e, purtroppo, assistiamo ad una frammentazione di idee, di competenze e conoscenze che fanno emergere le difficoltà ad agire insieme e che rendono più difficile la soluzione dei problemi.
Da soli si rischia di avere dei miraggi e di vedere quello che non c’è. Per questo, la scuola, per non perdere le radici della memoria del suo essere motore della società e della cultura, ha bisogno di una comunità, di una società, di una politica che la sostenga e la aiuti.
Riprendere nella scuola quelle esperienze di vita sociale di cui si stava perdendo la memoria è una grande sfida, è il segno tangibile di una forza libera e liberante che cammina nella storia e dà un volto nuovo e una forza inequivocabile ad un modello educativo fondato sull’amicizia sociale.
I ragazzi, per troppo tempo ingozzati di connessioni, prigionieri di una educazione virtuale, hanno perso lo splendore e la grandezza, il gusto e il sapore della realtà. Per questo, con la loro gioia e il loro entusiasmo vogliono rendersi protagonisti della ricchezza e della bellezza dei semi di vita comune che vanno, ovviamente, cercati, coltivati e regolamentati insieme per la sicurezza e il bene di tutti.
Aiutata dal suo grande patrimonio culturale e professionale, la scuola può e deve trovare il giusto equilibrio tra il duplice dovere di tutelare la salute di docenti e alunni e quello di garantire il diritto ad un’istruzione non anonima.
Nonostante il duro colpo di una pandemia ormai fuori controllo, bisogna continuare a scommettere sul risveglio della scuola, sulla forza di un’azione educativa capace di ridurre il rischio di contagio (attraverso la predisposizione di efficaci sistemi di aerazione delle aule, riduzione del numero di alunni per classe, alternanza della didattica a distanza e in presenza, potenziamento dei trasporti pubblici ecc.), di isolamento e di progressiva perdita di contatto con la realtà.
Oggi la paura ci priva del desiderio e della capacità di incontrare l’altro, fa crescere atteggiamenti chiusi e intolleranti che sgretolano il rispetto verso l’altro, ma la scuola e l’educazione costituiscono un ottimo strumento di reciproco aiuto che, attraverso gesti fisici di espressione del volto, di linguaggi, di incontri diretti, dà vita ad un “noi” che si trasforma e concretizza in significative, salutari e feconde relazioni di appartenenza.
Fernando Mazzeo