Tutti gli avvii degli anni scolastici sono contrassegnati da ritardi di nomine e problemi di varia entità. Il 2020, con il record assoluto di supplenze e le problematiche derivanti dal Covid-19, quindi pure per difficoltà endogene alla scuola, si sta rivelando però probabilmente tra i peggiori. Ottobre è al termine, ma diverse nomine non sono state ancora completate, si continua a discutere per i problemi creati della nuove Graduatorie provinciali, un terzo dei banchi monoposto non sono stati consegnati e il ritorno della didattica a distanza alle superiori, con i docenti in prevalenza a scuola, sta creando diversi “mal di pancia”.
Le città più grandi sono quelle che pagano il prezzo più salato di tutto questo. La Tecnica della Scuola ne ha parlato con Saverio Pantuso, segretario regionale Lazio Uil Scuola.
Pantuso, ha indicazioni numeriche in merito sulle supplenze annuali ancora da attuare nella provincia di Roma e il Lazio
Mancano ancora circa mille nomine, tra la scuola dell’infanzia, primaria, media di primo e secondo grado.
Quindi le Gps non hanno funzionato?
Assolutamente no. Se non si programmano i posti in base alle esigenze prevedibili non si esce mai da questo circolo vizioso.
Ci sono indicazioni sulle cattedre restituite alle scuole, visto che si accingono a nominare da graduatoria d’istituto?
Ancora nulla: sono in corso le nomine da parte delle scuole polo, operazioni che si protraggono fino al 31 dicembre prossimo. Peraltro, sarebbe auspicabile, oltre che doveroso, pubblicare le disponibilità in modo anticipato ed analitico, cosa che non mi risulta stia avvenendo. L’Amministrazione non può chiedere all’aspirante convocato: “Dove desidera andare?”, senza pubblicare preventivamente le disponibilità.
Quest’anno i dirigenti scolastici faranno ancora ricorso alle Mad?
Le Mad possono essere presentate solo da coloro che non sono nelle GPS. Si prevede, certamente, che serviranno per diverse classi di concorso ormai esaurite.
Il commissario straordinario Domenico Arcuri aveva assicurato che entro la fine di ottobre i banchi monoposto sarebbero stati consegnati…
E l’augurio di noi tutti. Purtroppo non si vive di auguri, ma di fatti, cioè, questo caso, di banchi.
Quante scuole stanno ancora aspettando i banchi?
Non abbiamo un dato definitivo, ma, nel Lazio, ritengo sia un numero vicino alle tre cifre.
La didattica a distanza alle superiori sta funzionando?
Sta funzionando cosi come ha funzionato dal mese di marzo sino a giugno, con le difficoltà a tutti ben note. Fin dall’inizio abbiamo sostenuto la centralità della scuola in presenza. È una funzione indispensabile. Abbiamo anche corso il rischio di essere giudicati poco innovativi, poco moderni. La scelta, che confermiamo, è di puntare sugli insegnanti, sulla loro professionalità, responsabilità, libertà di insegnamento e di pensiero. Insegnare è diverso da aprire agli studenti la scuola.
Però se non si può fare diversamente perché i rischi contagi sono troppo alti…
Il problema è che insegnare non è accendere desktop o schermi di cellulari, ma “accendere” idee, porre domande e sollecitare dubbi. Nonostante la criticità delle circostanze, i dirigenti scolastici e i nostri docenti, con tenacia, fiducia, resilienza e impegno, hanno inventato la Dad, con le loro risorse, i loro strumenti, la loro personale rete di connessione.
Però questo è stato riconosciuto. O no?
Non mi sembra. Oggi questo lavoro è stato quasi dimenticato e alla gratitudine si stanno sostituendo gli obblighi, scaricando tutte le responsabilità sui dirigenti scolastici e su tutto il personale. Gestire la sicurezza a scuola, tutelare la vita delle persone e il loro lavoro è nostro impegno prioritario.
Quali sono le lamentele maggiori da parte dei docenti?
Una per tutte: Sicurezza, DL 181. Nessuna regolamentazione delle prestazioni, ma, ancor di più, obblighi di servizio maggiori rispetto alla didattica frontale. Oggi i docenti sono tra le categorie più a rischio epidemiologico e non mi sembrano adeguatamente protetti né considerati. Usciamo dalla realtà virtuale, dalle narrazioni della politica che non consentono mediazioni e misure adatte al momento che stiamo vivendo. E affrontiamo la realtà.
Sul contratto sulla didattica a distanza, che la Uil Scuola non ha sottoscritto, si dicono contrari molti docenti: perchè?
La nuova situazione di assoluta emergenza che stiamo vivendo, necessita di regole nuove e specifiche, da definire nel quadro di relazioni sindacali ispirate alla disponibilità, finora mancata, circa tutte le questioni più rilevanti. La trasposizione di regole ordinarie non è metodo per affrontare l’eccezionalità. È come affrontare un incendio con un innaffiatoio da giardino. Lungimiranza, visione prospettica, tempi adeguati per prendere decisioni complesse e ponderazione: è questo che serve per evitare errori.
Quali sono le vostre proposte?
Avevamo chiesto misure eccezionali per far fronte ad eventi eccezionali. Quelli che la “narrazione” ministeriale non ha potuto modificare, anzi, la situazione si è aggravata e bisogna correre ai ripari. Occorre, al contrario, coinvolgere i lavoratori. Ciò si può ottenere solo con la contrattazione propositiva e con la condivisione che, giocoforza, sono frutto delle corrette relazioni sindacali, le quali sono state per lo più ignorate o considerate, di fatto, adempimenti formali ma non sostanziali. Per concludere, direi: “meno riunioni fiume on line e più fatti”.