La maggior parte di chi eccelle a scuola proviene da famiglie di ceto sociale più elevato, con familiari laureati, e di solito non vive in periferia.
Dunque, chi parte svantaggiato è condannato a perdere sempre più terreno, anche perché ai licei nelle grandi città si iscrivono per la maggior parte persone provenienti da un ceto sociale benestante.
A questa conclusione, del resto già risaputa ma forse ancora non del tutto entrata nella ragione più profonda di chi decide le sorti della Nazione, sono arrivati i risultati del rapporto Invalsi 2019.
Confrontando la distribuzione degli studenti si dimostra che col salire dei punteggi, cresce la quota di ragazzi provenienti da famiglie avvantaggiate.
Fra gli studenti della terza ex media, si legge sul Sole 24 Ore, la quota di chi si ferma al livello più basso di abilità in Italiano, è composta per il 24,9% dai ragazzi più svantaggiati, mentre la quota di alunni benestanti che si ferma a livello 1 rappresenta solo il 3,7% del totale. Al contrario a raggiungere il livello 5 sono per il 3,4% gli alunni del quartile svantaggiato e il 21,4% degli alunni provenienti da famiglie più benestanti. In Matematica le cifre sono, rispettivamente, il 28,1% e il 6,3% al livello 1 di abilità, e il 7,2% e il 30,4% al livello 5 di abilità.
E la provenienza socio economica influenzerà anche la scelta della scuola superiore.
In altre parole, precisa sempre Il Sole 24 Ore, uno studente con uno status sociale elevato ha scelto più facilmente una scuola di tipo liceale rispetto a uno studente di condizione famigliare più modesta. Anche l’ultimo rapporto di Almadiploma mostra che solo l’8,7% dei diplomati al liceo classico proviene da famiglie operaie.
Nel Meridione questa forbice è ancora più marcata.