I tempi dei concorsi si stanno allungando: è ormai evidente che le due procedure ordinarie – la prima per insegnare nella scuola dell’infanzia e primaria, la seconda solo per la secondaria – non porteranno alcun vincitore in cattedra il prossimo anno scolastico. E anche quello straordinario, al momento bloccato, al massimo potrà portare in ruolo 20 mila nuovi docenti, che non copriranno neanche i pensionamenti. A dirlo alla Tecnica della Scuola è il senatore Mario Pittoni, responsabile scuola della Lega e vice presidente della commissione Cultura.
Pittoni, perché è pessimista sui concorsi?
Se va bene, il prossimo anno scolastico avremo al massimo la disponibilità di 15-20 mila dei 32 mila vincitori del concorso riservato, che da bando devono essere spalmati su tre anni. Una quantità ridicola rispetto alle cattedre scoperte.
Si potrebbe assumere però con la modalità giuridica?
Le assunzioni a tempo indeterminato sono possibili non oltre 20 giorni dall’avvio dell’anno scolastico nell’ultima Regione. Considerando che nella migliore delle ipotesi i concorsi ordinari che vuole imporre il ministro Lucia Azzolina non sono attivabili prima di febbraio-marzo – pandemia permettendo – e che mediamente per svolgere un concorso a cattedra serve non meno di un anno, è evidente che non si farà in tempo.
Considerando l’emergenza Covid-19, non si potrebbe pensare a una procedura veloce?
Ci sono dei tempi tecnici che tocca rispettare. Anche riuscendo a svolgere le prove scritte ad aprile, non vi sarà mai il tempo per concludere delle procedure che, tra correzione degli scritti e successivo svolgimento degli orali, richiederanno non meno di altri sette mesi. E sarà troppo tardi per evitare il disastro.
Dunque, cosa prevede?
Di questo passo supereremo presto le 300 mila supplenze annuali. Oltre 27 mila pensionamenti e l’enorme numero di posti vacanti in organico di diritto, sono un chiaro campanello d’allarme. Poi ci sono i tanti in organico di fatto e quelli in deroga su sostegno. Se aggiungiamo che molte graduatorie sono esaurite e il vincolo quinquennale che disincentiva l’accettazione del ruolo lontano dal proprio territorio (se non altro per i costi incompatibili col magro stipendio dei docenti), è evidente che nel 2021 potrà solo andare peggio del 2020 già da record negativo.
Come sta andando con le supplenze nell’anno in corso?
Come ben sanno studenti e famiglie che vivono il problema sulla loro pelle, non solo le supplenze hanno raggiunto numeri da capogiro, ma siamo quasi a Natale e mancano ancora da completare migliaia di assegnazioni di posti.
Quindi, ha fatto bene la ministra Lucia Azzolina a puntare sulle selezioni?
Il ministro sembra vivere su un altro pianeta. È tempo di stabilizzare i docenti che da una vita godono della fiducia dello Stato, anche se solo con contratti a tempo determinato. Hanno accumulato un’esperienza preziosa sulla quale un Paese “normale” solitamente investe. Nell’attuale fase emergenziale i concorsi hanno tempi incompatibili con l’urgenza di disporre di insegnanti “titolari”, che accompagnino l’alunno dal primo all’ultimo giorno di lezione. Altrimenti “qualità” è solo uno slogan.
E quale sarebbe il metodo di reclutamento da adottare?
Quello che abbiamo illustrato lo scorso marzo al Senato, alla presenza del ministro Azzolina. Con decreto immediatamente esecutivo, da subito si sarebbe potuto attivare il nostro piano di stabilizzazione dei docenti per titoli e servizio e disporre di tutto l’organico necessario al regolare avvio dell’anno scolastico.
Però nel M5S continuano a dire che questa procedura non è legittima…
Sconcerta ascoltare Azzolina parlare di assunzione degli insegnanti per titoli e servizio “poco rispettosa” della Costituzione, quando l’assunzione per soli titoli, conosciuta come “doppio canale”, è nata nel 1989 con la Legge 417 su proposta dell’allora presidente del Consiglio dei ministri e di Sergio Mattarella, che quell’anno era ministro dell’Istruzione.
Un provvedimento che fu emanato “in relazione all’esigenza di provvedere, con la dovuta tempestività, alla copertura dei posti vacanti con personale di ruolo, in modo di assicurare l’ordinato svolgimento dell’anno scolastico 1989-1990”. Aver ignorato tale piano è all’origine delle attuali difficoltà a reperire docenti e del conseguente scadimento qualitativo del servizio.