Giuseppe De Rita, sociologo e fondatore del Censis, nel corso di una intervista al Messaggero è stato chiaro: “La sensazione è che il governo si muova seguendo l’onda emotiva degli italiani. Solo che ora i più giovani sono arrivati addirittura a dire ‘fatece menà’ com’è successo al Pincio, e quindi è evidente che non si può continuare così. Non si può essere sempre in balia degli eventi. Bisogna trovare una direzione”.
Ma non solo, precisa De Rita: “Nella seconda ondata, quella che stiamo vivendo in vista della terza come dicono, c’è stata la rincorsa al contagio. E fare politica in questo modo, dicendo se aumentano i contagi saremo più duri o se aumentano in Lombardia e in Basilicata chiudiamo tutto è una rincorsa. Così è il contagio che guida la partita. In più tra gialli, rossi ed arancioni non si capisce più molto”. “Un disastro che purtroppo crea disparità tra le categorie sociali”.
Ma non è solo una “questione di Dpcm ultimo o di quello futuro, ma di tutta la strategia di fronteggiamento dell’epidemia” che deprime i cittadini”.
Bisogna allora creare – dice De Rita- regole più chiare, per impedire compressioni che poi esplodono: “Per ora lo sfiatatoio è finito ai ragazzi che sono i più compressi e quindi i più reattivi. Non possono andare a scuola, in palestra o in discoteca, e stanno a casa a fare che? Ovvio che poi si menano al Pincio. La verità è che dietro di questo c’è una voglia di reagire di far qualcosa. Non diamo fastidio a nessuno, non rompiamo vetrine, fatece menà”.
Altro problema: “In base a che cosa il governo decide sui negozi fino alle nove anche il sabato di Natale? Se lo fa per decomprimere i cittadini segue un’onda che è la risacca della pandemia. Se invece riapre per motivi economici, perché baristi e negozianti sono alla fame, è più naturale. Dipende da qual è la direzione. Per me si sta muovendo seguendo l’onda emotiva delle persone e, prima ancora, quella dei contagi. Due dinamiche forti, non può che esserne in balia”.
Questo intervento di De Rita fa perfettamente il paio anche con la riapertura delle scuole, per cui non pare che si abbiano le idee chiare, né vengono formulate le certezza che per esempio Merkel in Germania ha certificato, stabilendo di chiudere per un fine superiore, senza inseguire, come dice De Rita, “l’onda emotiva delle persone”.