Nella bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza alla missione “Istruzione e ricerca” sono dedicati 19,2 miliardi, di cui 10,1 rivolti al potenziamento della didattica e del diritto allo studio.
Tuttavia, si legge su Lavoce.info, “trattandosi di numerosi obiettivi è fondamentale non dimenticare i rischi che potrebbero derivare da una eccessiva frammentazione delle risorse”.
Appare “evidente che scegliere come investire i fondi Next Generation EU nell’ambito dell’istruzione non sia affatto semplice”, continua l’articolo, ma una scelta è necessaria prendendo una “direzione chiara” e una “di queste è il ruolo cruciale svolto dagli insegnanti nell’accumulazione di capitale umano. Dunque, se c’è un primo terreno di miglioramento nell’ambito della scuola, riguarda gli insegnanti, e in modo particolare il “sistema di selezione degli insegnanti e dei dirigenti in modo da introdurre un periodo di formazione e di prova prima dell’assunzione”.
“Provare ad agire sulla selezione può essere un modo di affrontare il problema della qualità e dell’impegno degli insegnanti in maniera meno divisiva e può portare a un effettivo progresso. Ciò a condizione che il meccanismo di selezione e formazione sia ben gestito e che la decisione della conferma, trascorso il periodo di prova, non diventi una pura formalità”.
Inoltre, spiega La Voce.info, bisogna affiancare la “formazione continua del personale (dirigenti, docenti e personale Ata), mettendo “a disposizione corsi di formazione e apprendimento, obbligando il personale a frequentarli, affinché essi si traducano in miglioramento della capacità didattica degli insegnanti o di quelle gestionali dei dirigenti. Anche in questo caso qualche forma di incentivo, sia pure di tipo simbolico, potrebbe risultare efficace”.