Nel Lazio, il rientro a scuola il 7 gennaio sarà complicato, anche per i numerosi errori di gestione commessi dal Ministero e non solo.
Ne sono convinti i sindacati del comparto Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda le cui proteste si aggiungo a quelle dell’ANP.
“La situazione che si è determinata nel Lazio (come, presumibilmente, in altre regioni) – scrivono i 5 sindacati in un comunicato odierno – consegue alla discutibile scelta, operata dal DPCM del 3 dicembre, di commissariare de facto il sistema scolastico. Non sfugge a nessuno che il DPCM, nello spostare il centro delle decisioni dai tavoli per la sicurezza nelle scuole ai tavoli prefettizi, esautora contemporaneamente Regioni, Amministrazione Periferica dello Stato e Parti Sociali dalle proprie competenze costituzionali e istituzionali e affida al Ministero degli Interni la gestione della ripresa dell’attività scolastica.”
“Peraltro – aggiungono – i provvedimenti delineati violano anche l’autonomia delle singole Istituzioni scolastiche, ignorando il ruolo degli organi collegiali, e costringendo le scuole a prendere atto di decisioni assunte in modi e tempi che escludono qualunque possibilità di gestione autonoma, sia dal punto di vista organizzativo che didattico”.
Nel lungo documento i sindacati sottolineano anche tutti i problemi organizzativi che si stanno creando nelle scuole a partire dallo sfasamento degli orari d’ingresso che determina “forti problemi di coordinamento tra le istituzioni scolastiche, presso le quali operano, in via ordinaria, numerosi docenti assegnati alle cd cattedre orario esterne, il cui orario, cioè, si distribuisce tra due o anche tre scuole”
C’è poi il tema degli istituti tecnici e professionali, dove – a causa degli orari impegnativi – gli studenti arrivano a casa nel tardo pomeriggio o addirittura alla sera, appena in tempo per la cena.
“L’eccessivo ritardo della conclusione delle attività scolastiche – scrivono ancora i sindacati – potrebbe, quindi, determinare un ulteriore grave deterioramento dei processi di apprendimento, con particolare riferimento agli studenti in condizione di maggiore fragilità e con bisogni educativi speciali”.
Senza trascura il fatto che nelle secondarie di secondo grado “non sarà possibile alcuna attività di recupero (pur previste dagli ordinamenti scolastici) e, a maggior ragione, di potenziamento e ampliamento dell’attività formativa”.
Insomma, a gennaio si riprenderà fra mille difficoltà anche se per la verità nessuno sa come si potrebbe riaprire bene, in sicurezza e soprattutto garantendo sia il diritto alla salute che quello allo studio.