A pochi giorni dal rientro negli edifici scolastici da parte degli studenti e dei docenti di tutte le scuole del secondo ciclo d’istruzione, che per la seconda volta si trovano a dover fronteggiare un’emergenza di tale portata quale il COVID-19, sembra doveroso e ancorché professionale reflectere volgendo in dietro lo sguardo anche solo di qualche mese sulle continue disposizioni ministeriali.
A settembre abbiamo tutti con non poca incoscienza sottostato all’entusiasmo di rincontrarci, mossi certamente dall’esigenza di una didattica meno dematerializzata senza abbandonare del tutto gli innovativi canali di fruizione delle conoscenze garantendo anche una forma d’insegnamento digitale e integrata. Così come previsto dal Piano Nazionale per la Scuola Digitale del 2015, pilastro fondamentale della legge 107, il sistema scolastico nazionale si rinnova nella forma senza tuttavia perdere quell’originaria sostanza che è la conoscenza.
Abbiamo riadattato i saperi al mezzo e al tempo, abbiamo ricostruito la scuola emergenziale in un’ottica più sicura garantendo lo stesso diritto all’istruzione. Riprendere lo spezzato cammino, dopo un lungo periodo di lockdown, per docenti e studenti ha significato una lenta e difficoltosa rinascita non solo pedagogica ma soprattutto psicologica. Non possiamo oscurare con parole vuote, tecnicismi e percentuali, la condizione di paura e dolore che le famiglie italiane stanno vivendo in questo momento.
Percepire nuovamente la presenza concreta dei nostri studenti, è stato emozionante ma è stata una presenza-assenza che non abbiamo potuto vivere con serenità perché è stata nostra e delle famiglie degli studenti la paura di casi positivi che lentamente hanno ricondotto ognuno nelle proprie case.
Perché il problema ha riguardato maggiormente gli studenti del secondo ciclo? Perché gli studenti delle scuole superiori utilizzano prevalentemente i mezzi di trasporto pubblico che nella capitale hanno subìto non poche criticità. Le scuola non può essere considerata una realtà fisica slegata dal territorio in cui opera.
A far eco alla condizione dei trasporti, non possiamo non considerare una possibile trascuranza delle norme durante le vacanze natalizie da parte dei nostri stessi studenti. In questa drammatica condizione, ci viene richiesto di tornare in aula a svolgere un’attività che comporta la presenza di più persone all’interno dello stesso ambiente, soggetto, per ragioni sanitarie, a condizioni che vanno contro il Testo unico sulla salute e la sicurezza dei lavoratori n. 81/2008.
Emergenza che sia, sono rischi trasversali quei rischi dovuti a fattori psicologici e condizioni di lavoro difficili; rischi igienico-ambientali quelli legati all’affollamento dei locali, al cattivo funzionamento dell’impianto di riscaldamento o alla presenza di umidità; ed infine è definito rischio inalazioni polveri, fibre, gas e vapori, l’esposizione a detergenti e sanificanti come prodotti per la pulizia, operazioni di sanificazione, disinfettanti.
Il nostro compito è quello di garantire ai nostri studenti, oltre che una didattica di qualità, un ambiente sicuro e tranquillo fornendo tutti i mezzi necessari e le giuste precauzioni per proteggere loro e le famiglie ed impedire tra le altre cose la dispersione scolastica degli studenti più fragili. Ai nostri studenti e a noi docenti è stato richiesto un cambio rotta e come marinai in preda ad un naufragio abbiamo saputo affrontare le difficoltà con coraggio.
Questi repentini cambiamenti, tuttavia, hanno trovato molti studenti impreparati a causa di un disagio sociale che esula dai dispositivi, dalla connessione a internet o dalla vicinanza col docente. Questo disagio è strettamente correlato all’emergenza sanitaria che non può divenire protagonista perpetua della nostra attività di insegnamento.
Flavia Altomonte