Un anno fa Francesco Profumo si insediava al ministero dell’Istruzione. Nel fare un breve bilancio del suo operato a viale Trastevere quel che emerge è una profonda mutazione. Profumo ha iniziato il suo mandato andando ad incontrare docenti, studenti, ricercatori. Riallacciando i rapporti coi sindacati. Dando la mano alle associazioni. La linea del dialogo e della trasparenza, con gli atti ministeriali che finalmente venivano resi pubblici anche attraverso il portale internet del Miur, è però durata poco. L’ex rettore ha dovuto presto fare i conti con le richieste pressanti di un Governo tecnico chiamato a tenere a galla i conti pubblici del Paese. Con l’istruzione pubblica ancora una volta a fare la parte dell’agnello da sacrificare.
Profumo, però, francamente ci ha messo anche del suo. Per diversi mesi ci ha detto che la scuola aveva già dato, che gli 8 miliardi di euro sottratti nell’ultimo triennio potevano bastare. Che, anzi, d’ora in poi si sarebbe risalita la china. Anche tornando a bandire (pur tra le polemiche) il concorso a cattedra dopo 13 anni.
L’opinione pubblica ha iniziato a crederci. E pure la maggior parte dei sindacati. Che ad esclusione della Flc-Cgil (assieme a quelli minori con in testa i comitati di base), hanno sino a qualche settimana fa dato credito e fiducia all’operato del Ministro. Nel frattempo, però, Profumo perdeva consensi.
Prima la grana della selezione estiva per accedere ai Tfa. Con il ministro che, poco elegantemente, prima faceva ricadere il suo predicessere, Maria Stella Gelmini, le responsabilità per dei test zeppi di errori e refusi. Ma poi era costretto a chiedere scusa e ad allestire una commissione di superesperti che in un pugno di giorni ha scovato i test sbagliati, trasformandoli in risposte esatte.
Intanto le promesse non mantenute del responsabile del Miur si moltiplicavano. Vale per tutte quella sugli scatti di anzianità del 2011. A dicembre il neo-ministro si impegna di liquidarli entro pochi mesi. All’inizio dell’estate si replica, con la promessa di inviare un atto d’indirizzo all’Aran. Ma ad oggi di quell’atto non si ha notizia.
Ed i sindacati hanno perso la pazienza. Con Francesco Scrima, il leader della Cisl Scuola, sempre pungente ma anche altrettanto disposto al dialogo e al confronto, che qualche giorno fa lo etichetta come “inaffidabile”. E con il segretario della Uil Scuola, Massimo Di Menna, tra quelli che più considerano lo sciopero l’ultima ratio ma che ha dovuto cedere di fronte all’evidenza, che giudica la politica scolastica degli ultimi mesi tra le peggiori della sua lunga militanza sindacale.
Profumo, che alcuni rumors indicherebbero come pronto a presentarsi alle elezioni della prossima primavera con uno degli schieramenti principali, ha poco più di cento giorni per recuperare almeno un po’ di credibilità. Per dimostrare che la politica degli ultimi mesi, ad iniziare dall’idea delle 24 ore (bollata sino all’ultimo da Profumo come notizia di “gossip tutta da verificare” ed ora considerate come un’eventualità da considerare solo dopo un confronto adeguato con le parti coinvolte) non è farina del suo sacco. Il tempo è poco: Profumo farebbe bene a non sprecarlo.