Roma, Stoccolma, Atene, Madrid, Lisbona, Bucarest, Praga: tutte nazioni contro le politiche di austerity della Ue. “Saremo in migliaia in tutte le piazze italiane”: dice il Coordinatore dell’Unione degli Universitari. “Saremo al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori di tutta Italia, così come saremo al fianco di tutti i cittadini, gli studenti e i lavoratori europei. Come Unione degli Universitari abbiamo lanciato un appello internazionale per questo 14 novembre. L’adesione arrivata anche dalla Spagna rinforza ancora di più il nostro messaggio. Dalla Francia alla Germania, dalla Spagna all’Austria, dal Belgio alla Svizzera gli studenti hanno risposto al nostro appello e chiedono oggi un’Europa giusta che guardi al futuro dei giovani e non più solo alla grande finanza”. E il portavoce della Rete degli Studenti Medi dichiara: “Da oggi parte una nuova mobilitazione europea. Per troppo tempo abbiamo subito l’assenza di un’Europa democratica, che parli di lavoro e non di asuterity, che parli di solidarietà e non spinga alla disperazione intere popolazioni, come quella greca. Oggi scendiamo in piazza per chiedere un cambiamento radicale, oggi scendiamo in piazza per ripartire dagli studenti e dai lavoratori, dalle persone e non dai grandi giochi della finanza”. E ancora: “Siamo in piazza oggi così come lo saremo il 17 novembre, con una stessa richiesta condivisa anche a livello Europeo: ripartire dalla scuola e dall’università pubbliche, ripartire dagli investimenti nella conoscenza e nei diritti. Saremo nelle piazze di tutta Italia: da Trento a Napoli, da Cagliari a Venezia, da Terni a Bologna. Saremo in piazza a fianco di tutte le studentesse e tutti gli studenti dell’Europa che vogliamo”.
“Siamo l’Europa ribelle, non vi dobbiamo niente”; “Noi la crisi non la paghiamo”; “Occuperemo il Parlamento intero”: questi i cartelli e gli slogan che hanno costellato il vasto corteo e la marcia verso piazza della Repubblica a Roma.
Giornata di mobilitazione internazionale dei sindacati europei e dagli attivisti contro le politiche di austerity dei governi. Le proteste sono state convocate da una quarantina di gruppi in 23 Paesi diversi, ma sono trainate soprattutto dalle organizzazioni sindacali dei Paesi iberici. I lavoratori di Spagna e Portogallo sono impegnati nel primo sciopero coordinato della penisola, uno sciopero che ha interrotto i trasporti, messo a terra centinaia di voli, chiuso le scuole. Anche in Grecia e in Italia i sindacati hanno previsto interruzioni del lavoro e dimostrazioni per la “Giornata Europea di azione e solidarieta'”; proteste e manifestazioni sono previste anche in Belgio, Germania, Francia, Gran Bretagna e alcuni Paesi dell’Est.
Per la Spagna è il secondo sciopero generale in otto mesi, il nono da quando il Paese è tornato alla democrazia: un segnale forte di protesta contro le misure draconiane varate dal governo di Mariano Rajoy. I principali sindacati iberici, CCOO, UGT e Uso, hanno invitato la gente a scendere in piazza all’insegna dello slogan: “Si stanno portando via il nostro futuro”;
In Spagna lo sciopero iniziato alle 22 ora locali in alcune industrie e nei servizi con i primi turni di lavoro ed e’ stato assecondato dalla stragrande maggioranza dei lavoratori, secondo i sindacati. Il governo e i sindacati hanno concordato alcuni servizi minimi per la giornata. Gli attivisti hanno convocato una manifestazione serale dinanzi al Parlamento di Madrid. Sciopero generale anche nel vicino Portogallo, dove lunedì i manifestanti avevano fischiato il cancelliere Angela Merkel, giunta a Lisbona per appoggiare le misure di austerity del governo. Alcuni incidenti hanno causato 32 arresti e 12 feriti,tra cui 4 agenti, la maggior parte a Madrid.
A Bruxelles stazioni vuote e treni fermi. Qui proprio il settore ferroviario è quello che ha aderito con maggior decisione allo sciopero europeo contro le misure di austerità.
“Lo sciopero è un avvertimento da prendere sul serio L’austerità decisa nei paesi del Sud è controproducente e influenza tutta l’Europa”. Una manifestazione si terrà a mezzogiorno davanti alla sede della Commissione europea, considerata corresponsabile delle misure di austerity decise dai governi.
Proseguirà intanto fino al 17 novembre la mobilitazione in 9 scuole degli studenti di Brindisi e provincia: il Liceo Marzolla, il Liceo Fermi, il Liceo Monticelli, il Liceo Palumbo, l’I.T.I.S. Majorana, l’I.T.T. Giorgi, l’I.T.C. Flacco-Marconi-Belluzzi, il Liceo Pepe-Calamo di Ostuni ed il Liceo L. Leo di San Vito dei Normanni non ci stanno e, attraverso diversi manifesti affissi presso le scuole, esprimono un netto disagio nei confronti della nuova proposta di privatizzazione delle scuole. Inoltre il 14 novembre, data dello sciopero internazionale europeo contro le politiche di austerity, gli studenti saranno spalla a spalla con i lavoratori.
Gli studenti dichiarano: “Intendiamo portare avanti la protesta iniziata il 12 ottobre contro il DDL (ex) Aprea, il DDL stabilità, la Spending Review. Queste leggi aggravano la situazione già deleteria all’interno delle scuole, favorendo l’ingresso del privato, abolendo la rappresentanza studentesca e promuovendo ulteriori tagli alla scuola pubblica in favore di quella privata”.
Obiettivo degli studenti rimane la realizzazione di una legge quadro nazionale sul diritto allo studio: “L’aumento del costo dei libri di testo, dei trasporti, delle tasse universitarie e il corrispettivo taglio ai finanziamenti sul diritto allo studio rendono scuole ed università sempre più classiste”. E lamentano: “Queste proposte dimostrano come nelle scelte politiche non si tenga conto del valore della formazione come bene collettivo, ma si benefici l’interesse privato a scapito del pubblico”.
Non solo protesta e mobilitazione ma anche proposte immediate, che “tradiscono” coscienza critica e desiderio di partecipazione attiva: “Vogliamo non solo contestare, ma anche creare con le proposte pratiche dell’AltraRiforma e del Manifesto di Liberazione Dei Saperi dei luoghi della formazione alla portata di noi studenti, promuovendo dal basso nuovi momenti di scuola e società”. E promettono: “Questo è solo l’inizio”.
Il 14 novembre accanto a studenti e lavoratori, vi sarà anche la Cgil: “La crisi picchia duro e riesce davvero difficile scorgere la luce in fondo al tunnel scorrendo il bollettino di guerra quotidiano fatto di crisi aziendali, di ricorso agli ammortizzatori sociali, di sostanziale smantellamento dei servizi”. “Soprattutto non si può essere ottimisti in presenza di un governo nazionale che, sebbene da noi quotidianamente sollecitato ad un cambio di rotta, non sembra intenzionato ad intervenire concretamente per stimolare la crescita e per restituire ai cittadini un po’ del livello di protezione sociale dilapidata in ossequio al principio della tenuta dei conti pubblici”.