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L’istruzione tecnica per rilanciare il Pil

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Nel Nuovo Teatro della musica di Firenze, alla 19^ giornata nazionale di Orientagiovani, promossa da Confindustria, si alternano le testimonianze di imprenditori oggi ai vertici di Confindustria: dal presidente Giorgio Squinzi ai vice Ivan Lo Bello, Antonella Mansi e Jacopo Morelli, al leader fiorentino Simone Bettini; ma si odono pure le testimonianza dei giovani imprenditori che hanno concretizzato il sogno di creare impresa perlopiù in campo digitale.
Nella realtà, però, restano ancora da vincere i pregiudizi che allontanano gli studenti dalla formazione tecnica e scientifica, storicamente legata – come dimostra un’elaborazione di Confindustria su dati Istat – all’andamento del Pil: quando crescono gli iscritti agli istituti tecnici (il picco è stato raggiunto alla fine degli anni Ottanta), aumenta il Pil e, in particolare, il valore aggiunto manifatturiero.
«Se l’Italia è ancora il secondo Paese manifatturiero in Europa, nonostante la mancanza di materie prime, gli alti costi energetici, la burocrazia opprimente e gli scarsi investimenti in infrastrutture – ha sottolineato Squinzi – il merito è della materia grigia che è nelle nostre teste, e soprattutto in quelle dei giovani».
Il presidente di Confindustria – che ha premiato le tre aziende vincitrici del premio nazionale Orientagiovani (vedere schede a fianco) – ha ribadito di credere “fortissimamente” nei giovani e nelle loro capacità: «E infatti da quando ho accettato la guida di Confindustria – ha detto – sto progressivamente cedendo ai miei figli la gestione del gruppo industriale di famiglia, gruppo che peraltro da sempre assume soprattutto giovani».
«Noi adulti abbiamo bisogno di voi, della vostra competenza, della vostra creatività, del vostro entusiasmo», ha aggiunto Ivan Lo Bello ricordando gli studendi del “suo” Sud che organizzano incontri sulla legalità, stimolando intere comunità di adulti impauriti dalle mafie, o che progettano robot con i loro docenti (all’istituto tecnico Archimede di Catania) e rappresentano così l’Italia nel mondo. «Noi imprenditori faremo tutto il possibile per aprirvi la strada e sbloccare l’ascensore sociale – ha affermato Lo Bello – ma dobbiamo parlarci e vivere insieme questo momento di difficoltà del paese, senza accuse reciproche e senza comodi alibi».
E se Lo Bello invita i giovani a non preoccuparsi del futuro e a costruire il presente, Antonella Mansi consiglia di non cedere alle sirene dell’omologazione: «Nella vita ciascuno deve trovare il proprio motore».
Un motore che può portare anche a scendere in piazza, come è successo pochi giorni fa ai giovani che hanno manifestato col plauso di Jacopo Morelli, presidente dei giovani imprenditori: «Se togliamo i casi isolati di violenza, i giovani hanno fatto bene a manifestare perché oggi la politica nazionale non dà le risposte adeguate alle necessità del nostro tempo. E quando non ti viene data una cosa che ti spetta, bisogna alzarsi e prendersela». A Morelli, sempre più arrabbiato dall'”avanspettacolo” offerto dai politici ai convegni, ha fatto eco il presidente fiorentino Bettini, sempre più preoccupato della disoccupazione giovanile. «Non possiamo più permetterci questo sperpero di risorse», ha sottolineato Bettini fornendo alcune tendenze che emergono dalle imprese fiorentine: aumenta la quota di laureati che si prevede di assumere (+5% rispetto allo scorso anno); sono preferite le lauree specialistiche a quelle triennali; prevale l’area economica e ingegneristica; alcuni indirizzi professionali sono particolarmente efficaci per trovare lavoro.