“Visitando la scuola, in occasione dell’Open day, mi ha colpito la scritta sulle porte delle aule: classe IA, classe IIA, classe IIA in esubero, classe IIIA.
Mi sentivo fortunato poter visitare i locali della scuola media che mio figlio frequenterà il prossimo anno, mentre in altre scuole l’Open day si fa on line e dopo qualche minuto il collegamento s’interrompe per dare spazio ad altri.
L’iscrizione si fa on line e quindi non c’è alcun contatto neanche con la Segreteria.
A mio parere il termine II A in esubero sa di eccedente, di superfluo, di discriminante, e per usare un termine moderno e sociale “di scarto”.
Mi è stato spiegato che in quell’aula ci sono i ragazzi della seconda A che è stata sdoppiata nel rispetto delle norme Covid, considerato il numero degli studenti e gli spazi dell’aula.
Il termine appare poco felice e la scuola, che vuole essere “inclusiva”, non può utilizzare un’espressione che ha tutte le caratteristiche della discriminazione.
Questa lettera di un genitore è molto indicativa nel segnalare alcuni errori e formule di comunicazione che la scuola-istituzione spesso adopera, come ad esempio il cartello: “Ai genitori è vietato entrare” molto più frequente oggi in tempo Covid-19.
Espressione in contrasto con l’altra pedagogicamente corretta e segno di positiva accoglienza: “In questa scuola i genitori contano”.
Potrebbe essere sufficiente il cartello: “Si prega di attendere”.
Si possono far pervenire gli stessi messaggi adoperando espressioni educativamente più idonee e attente ai principi di valorizzazione delle persone, dei ruoli e dei compiti.
La qualificazione “classe in esubero” stigmatizza una realtà di persone oltre che di spazio aula. Sentirsi “alunno della classe in esubero” suona come espressione poco attenta a quella centralità dello studente che a scuola cresce e diventa uomo, persona, cittadino.
Gli alunni di questa classe hanno come docenti i “supplenti Covid”, termine attribuito a quei docenti nominati in sostituzione dei “docenti fragili” che per motivi precauzionali di salute non possono prendere servizio a scuola ed anche a quei docenti nominati a seguito dell’ampliamento dell’organico delle classi per il distanziamento dei banchi.
Con il Covid l’organico dell’autonomia ha subito un notevole incremento e tale criterio che, come ha detto la Ministra Azzolina, “è una vittoria sulle classi pollaio” dovrebbe rimanere valido anche dopo la crisi pandemica e quindi l’ampliamento dell’organico diventerebbe effettivo e duraturo.
L’inserimento delle forze giovani nella scuola è salutato come un segno di positività e d’innovazione, i giovani docenti, pieni di energia e tecnologicamente più preparati, hanno portato una vera carica di entusiasmo e di voglia di fare.
La scuola dopo il Covid sarà diversa e si auspica che sarà migliore.