In occasione del nuovo anno accademico, l’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, mons. Vincenzo Bertolone, scrive una lettera ai “carissimi giovani universitari” perché “la Chiesa vi guarda con interesse, affetto e rispetto”.
Una lettera di augurio per le fatiche dello studio, certamente, ma soprattutto di incoraggiamento “per essere protagonisti del presente e padroni del futuro”.
E mons. Bertolone chiarisce subito che “il mondo universitario è un elemento della società di un’importanza che non è azzardato definire strategica. All’interno delle città universitarie, infatti, è presente, nasce e cresce quasi ogni mutamento sociale. Se ciò è stato di precipua rilevanza nel passato, oggi, nell’attuale momento storico, lo è ancora di più. Nonostante le riforme avvenute o tentate negli ultimi anni o forse proprio a causa di esse, perché mai del tutto organiche e sovente in contrasto l’una con l’altra, l’Università italiana non vive tempi sereni”. Contrasti e crisi lasciano impronte profonde.
“Dopo essere stati riservati ai giovani più fortunati e ricchi, gli Studia urbis si erano aperti ad una più ampia platea, segno di una significativa democratizzazione della vita sociale e culturale; ed ora ci sono i presupposti che ciò venga azzerato o, quantomeno, fortemente ridimensionato. E’ mancato, qua e là, un dignitoso adeguamento delle infrastrutture, dei servizi e, in alcuni casi, anche dei metodi di insegnamento.
E così, oltre alle conseguenze di una crisi economica generalizzata e diffusa, in ambito universitari gli studenti subiscono un’ulteriore penalizzazione”.
Questa realtà, sottolinea l’arcivescovo, chiama in causa anche la Chiesa che, nonostante questa situazione,
confida in un cambiamento nel segno della speranza che mai deve venire meno per migliorare lo stato delle cose.
Citando una frase bella e forte di sant’Agostino: «La speranza ha due figli: lo sdegno per lo stato delle cose, il coraggio per cambiarle» mons. Bertolone aggiunge che “la Chiesa vuole essere vicina nella vostra volontà di cambiare la situazione in un’evoluzione migliorativa e perciò Vi esorta a tendere verso l’infinito amore di Dio”.
Poi cita lo scrittore francese Antoine de Saint-Exupéry e il sociologo Giuseppe Toniolo. L’autore de “Il piccolo principe” ha dato vita a pagine molto suggestive sul bene della libertà, sulla generosità, senza calcolo e preconcetti, dell’amore: “Se tu devi formare un navigatore, non devi insegnargli soltanto come si costruisce la barca, con le doghe, la pece, l’albero maestro con le mappe nautiche, ma devi cercare di instillare in lui la nostalgia del mare spazioso e infinito. Solo così avrai fatto un vero navigatore”.
Al figlio Antonio, Giuseppe Toniolo scriveva: “In Dio sappi ricercare e gustare le gioie della futura famiglia, e i progressi delle tue indagini scientifiche e lo scioglimento delle questioni sociali”.
Questo, sottolinea l’arcivescovo, è l’orizzonte al quale anche la Chiesa catanzarese tende. “L’auspicio è che,
insieme, ciascuno per quanto di sua competenza, possa promuovere un confronto che porti all’unico risultato perseguito: l’affermazione del bene comune”.
Nella conclusione della lettera cita Giovanni XXIII, che con l’apertura del Concilio Vaticano II, esattamente 50 anni fa, trasmise la grande rivoluzione del Vangelo, e John Fitzgerald Kennedy, che aveva conquistato il suo grande Paese con un ideale che era molto più di uno slogan: “Io ho un sogno”, ispiratagli da Martin Luther King.
Quindi l’appello finale agli studenti: “non smettete mai di sognare: perché il sogno è ciò che non ci lascia dormire”.