La questione necessita di un intervento legislativo quanto mai urgente se si pensa che questo tipo di personale è tra i più esposti ai rischi di esubero. In caso di mobilità, infatti, il diploma di accademia o di conservatorio non verrebbe valutato ai fini della collocazione nei ruoli della pubblica amministrazione. Il personale collocato in altri comparti dell’amministrazione sarebbe, dunque, inquadrato a seconda del titolo “convenzionale” posseduto: generalmente la licenza di scuola media secondaria di primo o secondo grado. Inoltre, la situazione di abbandono in cui versa il settore è tale da determinare pesanti discriminazioni anche sotto il profilo della carriera e della contribuzione ai fini previdenziali.
Come è noto per accedere al concorso per diventare dirigente scolastico è previsto il possesso di laurea e per riscattare i periodi di studio è ammesso fare riferimento soltanto ad eventuali studi di tipo universitario. A nulla sono servite anche autorevoli pronunce della Corte costituzionale sulla questione dei contribuiti: allo stato attuale non si registrano iniziative tese a mutare questo stato di cose.
E’ probabile che il neonato Cnam (Consiglio nazionale per l’alta formazione artistica e musicale) possa in qualche modo smuovere le acque ma, considerando la gravità della situazione, sarebbe preferibile un intervento legislativo urgente che intervenga a sanare una questione che rischia di inasprire il contenzioso del lavoro, già duramente gravato dalle risultanze della legge Bassanini.
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