“Bisogna riconoscere il ruolo fondante che hanno i nostri dirigenti, che hanno dimostrato che scuola vuole dire consapevolezza, avere il senso del ruolo che il sistema educativo gioca in un Paese come il nostro che nella scuola è di riferimento a tanti altri Paesi”: a dirlo è stato parole il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi in un video proiettato in apertura del XII Congresso nazionale di Anp, dal quale scaturirà il presidente del prossimo triennio.
“Hanno avuto un ruolo straordinario”
Secondo il ministro dell’Istruzione, “i dirigenti scolastici hanno avuto un ruolo straordinario nel mantenere aperte le scuole: non sono mai state chiuse, tutto il nostro personale ha usato questo periodo per sperimentare, innovare, trovare un senso anche nel momento in cui sembrava che tutto dovesse essere chiuso”.
Bianchi, quindi, ha fatto intendere che senza l’impegno profuso dai presidi molti istituti non avrebbero attivato la DaD.
“Abbiamo chiaro che la scuola è il perno della comunità nazionale troppo spesso dispersa e confusa anche prima della pandemia”.
Il ruolo dei dirigenti scolastici
“La nostra – ha continuato Bianchi – è la scuola dell’inclusione, della partecipazione. Ci sono molte problematiche da affrontare assieme. Questi problemi che ci sono e che conosciamo possono essere affrontati insieme riconoscendo il ruolo innovatore, di riferimento che hanno i nostri dirigenti”, ha aggiunto il ministro.
Secondo il titolare del Mi bisogna “ripartire, non soltanto rilanciando il paese, ma innovandolo, tornando all’idea che solo investendo massicciamente in educazione si può riprendere un cammino di crescita e di sviluppo. Investire nella scuola vuol dire anche investire nelle persone e sulle persone della scuola, anche su tutti coloro che della scuola sono guida e riferimento”.
I presidi contro un nemico, letale e invisibile
A prendere la parola è stato anche Antonello Giannelli presidente dell’Associazione nazionale presidi: nella relazione al XII congresso dell’associazione, ha detto che “quella che stiamo vivendo da più di un anno è una vera e propria guerra contro un nemico, letale e invisibile, che ha colto il mondo intero di sorpresa e che ha messo a dura prova la capacità di tutti, singoli ed organizzazioni, di reagire per difendersi e per venirne fuori col minor danno possibile”.
“Le conseguenze della crisi sul tessuto economico e sociale del nostro Paese – ha continuato Giannelli – si fanno sentire con drammatica evidenza: al lacerante dolore per le perdite umane si aggiunge la sofferenza per lo stravolgimento del mondo del lavoro con cui molte famiglie stanno già facendo i conti. Insieme al sistema sanitario, da subito in prima linea nel combattere e nell’individuare soluzioni, anche la scuola ha svolto, e continua a svolgere, un ruolo fondamentale”.
E ancora: “la pandemia ha determinato nella collettività una consapevolezza, prima sconosciuta, circa la grande rilevanza del settore educativo per la coesione e lo sviluppo sociale, oltre che per il futuro culturale ed economico del Paese”.
“Questa consapevolezza – ha concluso Giannelli – è stata raggiunta sebbene quella colpita dallo tsunami pandemico fosse una scuola già sofferente, con ferite ben note e che proprio noi dell’Anp, peraltro, avevamo più volte evidenziato nelle sedi opportune; sedi, però, incapaci di porvi rimedio per un conservatorismo restio ad accettare le soluzioni, spesso innovative, che noi indicavamo.