Prosegue la querelle sui docenti di Religione da assumere in ruolo. Al centro delle polemiche continuano ad esserci i commi 1 e 2 dell’art.1bis della Legge 159/2019 che ha introdotto il concorso ordinario, lasciando solo una parte minore alle assunzioni dei precari storici. Sulla base di quell’accordo, il bando dovrà essere pubblicato entro la fine del 2021. Ma le modalità prescelte non sembrano soddisfare questa categoria di docenti, che negli ultimi 15 anni è cresciuta a dismisura superando ampiamente le 10 mila unità di supplenti “fissi”.
L’accordo Cei-Mi
Lo scorso 14 dicembre, proprio per la copertura dei posti per l’insegnamento della religione cattolica, previsto dalla Legge 159/19, era stato sottoscritto un accordo tra il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, e l’allora ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina.
Le due parti, ha poi commentato il ministero di Viale Trastevere, hanno sottoscritto, quasi al fotofinish, un’intesa finalizzata a coprire tutti i posti per l’insegnamento di Religione Cattolica che risulteranno “vacanti e disponibili negli anni scolastici dal 2020/2021 al 2022/2023”.
In occasione di quell’intesa di fine 2020, lo Snadir espresse tutto il suo dissenso. E non ha mai smesso di esprimerlo, sostenendo che l’atto legislativo prioritario era e rimane quello di stabilizzare i precari di Religione con almeno tre anni supplenze.
Su questo punto, lunedì 3 maggio Orazio Ruscica, segretario nazionale Snadir, e Domenico Zambito, componente della segreteria nazionale Snadir, hanno incontrato l’onorevole Vittoria Casa, presidente della VII Commissione Istruzione alla Camera.
Anche la Cedu è per le assunzioni
Durante l’incontro, Ruscica ha detto che per il sindacato l’articolo 1bis della legge 159/2019 contribuisce “a reiterare una situazione di forte squilibrio e discriminazione tra gli insegnanti di religione e i docenti che insegnano altre discipline”.
Il sindacalista ha quindi definito questa soluzione “una procedura concorsuale che non dà risposte concrete al precariato degli insegnanti di religione”.
Ruscica ha inoltre fatto presente che il Procuratore generale della Cedu si è ultimamente espresso in modo chiaro nel descrivere “la situazione discriminatoria in cui versano i docenti precari che insegnano religione e che non sussistono ‘ragioni obiettive’ che possano giustificarla”.
Cambiare le percentuali dei precari
Da qui, sempre secondo lo Snadir, deriva “l’urgenza di emendare i commi 1 e 2 dell’art.1bis della legge 159/2019 e cioè di riformulare la tipologia del concorso da ordinario a procedura straordinaria non selettiva riservandolo a coloro che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio nell’Insegnamento di Religione cattolica, come già previsto per i docenti di tutte le altre discipline e aumentando la quota dei posti dal 70% al 95% in un triennio/quadriennio. Dopo l’avvio della procedura straordinaria potrà essere prevista anche una successiva procedura ordinaria”.
Scatti di anzianità già da supplenti
Ruscica ha poi fatto presente che la predetta procedura straordinaria permetterebbe l’immissione in ruolo del personale docente di religione “a costo zero, in quanto entrerebbero in ruolo docenti aventi già la progressione economica di carriera”.
Ricordiamo, a questo proposito, che ai docenti di Religione, a differenza di quelli curricolari e di sostegno, vengono assegnati gli scatti di anzianità progressivi già durante il periodo di precariato.
La replica dell’on. Casa (M5s)
Durante l’incontro con il sindacato, l’onorevole Vittoria Casa (M5s), ha detto di conoscere bene la condizione lavorativa dei docenti di religione.
Ha quindi ribadito la necessità e l’urgenza di affrontare la questione dei docenti precari di religione, assicurando da parte sua l’impegno di farsi portavoce delle istanze di questi lavoratori della scuola per poter trovare soluzioni condivise tra le diverse forze politiche.
Ricordiamo che l’unica procedura selettiva per istituire i ruoli dell’insegnamento della religione cattolica fu bandita nel febbraio 2004 in attuazione della legge 186/03.
Le assunzioni in ruolo da quella graduatoria, composta ancora da diverse centinaia di idonei, si sono sempre più assottigliate e sono andate molto a rilento: nel 2020 se ne sono attuate solo 472.