Avere un nemico è importante non solo per definire la nostra identità ma anche per procurarci un ostacolo rispetto al quale misurare il nostro sistema di valori e mostrare, nell’affrontarlo, il valore nostro. Pertanto, quando il nemico non ci sia, occorre costruirlo.
Umberto Eco, nel suo breve saggio “Costruire il nemico”, che presentiamo questa settimana nella nostra rubrica “Leggere lib(e)ri“, con la sua consueta chiarezza e lucidità esprime in un paio di frasi un’idea complessa che ha molto a che fare con la nascita e la perpetuazione di pregiudizi e cliché.
Le minoranze perseguitate
Pregiudizi che, in certi momenti storici, possono trasformarsi in pretesti per scatenare guerre e conflitti. O, più “semplicemente”, per fare circolare e perdurare false idee in alcune fasce sociali più permeabili a discorsi politici manipolatori.
Umberto Eco, attraverso un excursus storico che va dall’antichità greco-latina ai nostri giorni, ci parla di tutte le persecuzioni di cui sono state e sono vittime le donne, gli zingari, gli ebrei, gli immigrati, i musulmani e così via, di minoranza in minoranza.
Come nasce un “nemico”
Tutti nemici che vengono costruiti attraverso un processo di demonizzazione ben preciso che consiste nel diffondere false notizie, false informazioni date per certe, tutte tese a svalorizzare, sminuire il nemico, a renderlo odioso agli occhi della comunità perché troppo diverso dalla comunità stessa, perché non ne condivide i valori considerati sacri.
E’ una lettura illuminante, un saggio che tutti i nostri studenti dovrebbero leggere per comprendere le strategie messe in atto, anche a livello politico, per generare ansia, angosce, paure irrazionali.