Gli ultimi due anni scolastici segnati dalla pandemia hanno avuto conseguenze soprattutto sulla sfera psicologica degli studenti. A dimostrare gli effetti della pandemia sui ragazzi è stato un focus realizzato dall’Istituto paritario Freud di Milano sul ‘sentiment’ degli oltre 700 giovani che lo frequentano.
Ad emergere sono stati crisi di panico, difficoltà di apprendimento dovuta alla riduzione di relazioni dirette con gli insegnanti e preparazione inferiore al normale. Ma ad aggiungersi c’è anche un altro dato piuttosto particolare: si tratta della paura emersa di essere considerati “i promossi del Covid“, cioè quegli studenti agevolati come ai tempi del “6 politico” nel ’68.
Questa preoccupazione coinvolge circa il 50% della componente studentesca che teme di essere “etichettata” da una promozione più facile o da un voto più alto ottenuti grazie alla pandemia. Il 60% degli studenti, invece, si mostra preoccupato per il futuro. Infatti, ritiene che in fase di colloquio di lavoro potrebbe crearsi “un pregiudizio” nei confronti degli studenti promossi l’anno scorso o quest’anno con “un danno a inizio carriera”. Infine, oltre il 70%, basandosi anche sui rapporti con amici e conoscenti che frequentano altre scuole, ritiene “inferiore al normale” anche “se senza colpa di nessuno” la preparazione dell’ultimo biennio.
Il presidente di Freud, Daniele Nappo, ha così commentato: “c’è anche il timore di essere marchiati come i maturandi del coronavirus, cioè meno preparati per l’università e per il mondo del lavoro. Hanno l’idea che soffriranno ad avvalorare la loro preparazione e le loro competenze. Non bisogna trascurare se i giovani non sognano un domani, se non avvertono più il desiderio di poter esprimere il loro talento nella società”.