I test d’ingresso alle superiori? No, grazie. Non abbiamo bisogno di forme selettive da adottare già nel corso della scuola dell’obbligo. Si tratta, piuttosto, di una decisione grave. Contro la quale siamo pronti a mobilitarci.
È questo il senso dell’intervento pubblicato dalla Rete degli Studenti medi il 23 aprile, dopo che il sindacato studentesco è venuto a conoscenza che “già da quest’anno scolastico alcune scuole superiori hanno organizzato test d’ingresso” i quali “se non superati, precludevano la possibilità di iscriversi e quindi limitavano l’accesso all’istruzione secondaria superiore. Come sindacato studentesco – sottolinea la Rete – stiamo monitorando la situazione attraverso il nostro ufficio vertenze, il Pronto Soccorso Studentesco, per fare ricorso contro le scuole che li utilizzano e difendere i diritti dei ragazzi esclusi”.
Gli studenti si sono anche resi conto che il “lavoro di assistenza, però, non basta”. E sono tornati a chiedere, stavolta “con forza, al ministero dell’Istruzione di prendere posizione contro l’utilizzo dei test d’ingresso come metodo di selezione”.
Secondo Daniele Lanni, portavoce nazionale del sindacato studentesco, il Miur non può far finta di niente: deve, piuttosto, prendere posizione contro “una pratica incostituzionale e che, qualora diventasse prassi, decreterebbe la morte della scuola come motore di mobilità sociale. Se il Miur non dovesse intervenire immediatamente contro queste iniziative delle scuole, siamo pronti a mobilitarci perché questi test rappresentano una violazione del diritto allo studio, ancor più se utilizzati nella fascia dell’obbligo scolastico”.
L’obiettivo della Rete degli Studenti medi è di “non far passare nel silenzio un fatto simile, con la reale possibilità che questo metodo diventi prassi di tutte le scuole e determini la divisione delle scuole in quelle per i ‘bravi’ e quelle per i ‘meno bravi’”.
Effetti collaterali della scuola dell’autonomia?