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Ma a chi parla Letta?

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Le parole pronunciate dal premier Letta nel corso dell’intervista rilasciata domenica sera a “Che tempo che fa” vanno meditate accuratamente: “Se ci saranno tagli a scuola e cultura – ha detto il presidente del Consiglio – non esiterò a dimettermi dall’incarico”.
Ora, una dichiarazione del genere sarebbe del tutto priva di senso se non ci fosse qualcuno, all’interno del Governo, che pensasse già a tagliare le spese di scuola e cultura (si veda anche altro articolo sull’argomento).
Se su questo punto il Governo fosse unito e compatto non ci sarebbe motivo di fare una simile affermazione che a questo punto sembra quasi un messaggio più o meno in codice lanciato ai ministeri economici che sarebbero già pronti a ridurre con misure strutturali la spesa per l’istruzione.
In che modo ?
Potrebbe forse tornare in auge l’idea lanciata qualche mese fa dall’ex ministro Francesco Profumo di ridurre di un anno il percorso scolastico consentendo quindi agli studenti di ottenere il diploma a 18 anni anziché a 19.
In realtà, però, la questione non è affatto semplice perché i Ministeri economici vorrebbero recuperare risorse da subito e non fra qualche anno.
E, a pensarci bene, un eventuale riduzione della scuola superiore da 5 anni consentirebbe risparmi anche significativi ma non da subito. Gli studenti che inizieranno il primo anno di secondaria di secondo grado a partire dal prossimo settembre rimarranno nel sistema scolastico almeno fino a giugno del 2018 e quindi una eventuale riduzione del percorso scolastico inizierebbe a produrre effetti sugli organici a partire dall’anno 2018/2019.
A meno che la riduzione non venga spostata sul primo ciclo di istruzione rispolverando di fatto la vecchia soluzione prevista dalla riforma dei cicli di Berlinguer abrogata nel 2001 dal Governo Berlusconi.
Resta il fatto che la strada che hanno di fronte il premier e il ministro Carrozza in particolare non è per niente facile.