Ha ragione il premier Enrico Letta: i ministri della XVII legislatura farebbero bene ad incontrarsi il prima possibile. Il confronto, finalmente a quattr’occhi, sarebbe indispensabile per chiarire una volta per tutte quali sono le strade da intraprendere. Sia per tenere a freno la spesa pubblica, sia per fronteggiare le emergenze. In tale occasione, si parla del prossimo week end, il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, potrebbe finalmente capire che aria tira. Se le ambizioni di messa a norma delle scuole a rischio, dei progetti di informatizzazione della macchina scolastica e sulla valorizzazione dei prof possono essere effettivamente supportate da un piano straordinario di finanziamenti.
In caso contrario, quel che conta sono le norme approvate. Che, ancora una volta, prevedono per la scuola un ridimensionamento delle spese. Le quali rispetto al Pil sono destinate a ridursi anche nei prossimi due anni. Per ora la Carrozza, arrivata a viale Trastevere da pochi giorni, non ha mai parlato dei tagli previsti. Anzi, si è sempre detta ottimista, inviando messaggi ai colleghi di Governo, ad iniziare dal premier concittadino, orientati al bisogno di crescita (implicitamente anche dei fondi) da assegnare alla scuola.
“Intervenire sull’edilizia scolastica e migliorare il rapporto tra pubblico e privato sono le priorità”, ha ribadito il neo ministro del Miur in un’intervista (di cui è stata anticipata una sintesi) a Sette, in edicola da venerdì 10 maggio, che dedica uno speciale allo stato della cultura e dell’istruzione in Italia.
Per realizzare il primo punto, necessario perché “non si può parlare di una scuola moderna quando ad alcune strutture manca il tetto per ripararti dalla pioggia”, Carrozza confida “nella collaborazione con i colleghi dell’Economia e delle Infrastrutture e nelle parole di Letta che ha detto che l’università e la scuola sono settori da cui ripartire”.
Il Ministro si conferma poi più a suo agio quando parla degli atenei. Stavolta spiega come dovrebbero essere gestiti i rapporti dell’università con privati: secondo il ministro, “gli atenei dovrebbero smetterla di pensare che avere rapporti con i privati equivalga a vendere l’anima e potrebbero cominciare a studiare anche secondo le linee di indirizzo delle imprese mentre le imprese dovrebbero abbandonare l’illusione che finanziare l’università equivalga a espandere la propria linea di produzione”. A parere di Maria Chiara Carrozza la premessa per una collaborazione virtuosa è che l’università sia solida e abbia una buona reputazione: “A questa condizione le imprese che ne finanziano i progetti non proveranno mai ad approfittarsene. Se invece un’università è alla fame, accetterà anche pressioni da parte delle imprese”.