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Covid, per i 220 mila docenti-Ata non vaccinati un mese di tempo: poi sarà obbligo. Nel mirino pure gli studenti

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Meno di un mese per vaccinare contro il Covid 220 mila docenti e Ata oggi poco convinti o contrari: è l’obiettivo più o meno dichiarato del governo. Anche nelle parole del premier Mario Draghi, pronunciate al termine del CdM, l’intento è chiaro: “tutto quello che si dovrà fare per assicurare l’obiettivo di tutti in presenza all’inizio della scuola sarà fatto”, ha detto il capo del governo, facendo intendere che se questo chiederà il Cts non si potrà farne a meno.

Speranza: valutare tutto e di più

Decisamente allineato è il ministro della salute Roberto Speranza: “Voglio dire soltanto che per tutto il governo la scuola è una priorità assoluta – ha detto – e faremo ogni sforzo per consentire una riapertura in piena sicurezza è in presenza”.

“Ma non vorrei che passi un messaggio che negli insegnanti c’è sfiducia perché l’85% si e’ vaccinato c’è un 15% da recuperare e credo che dobbiamo valutare tutti gli strumenti potenziali per recuperare questo 15%”, ha concluso il ministro della Salute.

Bianchi: i vaccini un pezzo fondamentale

Sulla stessa lunghezza d’onda si posiziona il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi: in un tweet al termine del Cdm dichiara che “l’impegno di tutto il governo è per il rientro a scuola in presenza. Lo ha ribadito con chiarezza, questa sera, anche il Presidente Draghi”.

“Le vaccinazioni – ha continuato – sono un pezzo fondamentale di questo percorso. Vaccinarsi è un atto di responsabilità per la sicurezza di tutti”.

Figliuolo: incidere dove c’è ritardo

Anche la volontà del commissario all’Emergenza, Francesco Figliuolo, sarà importante. Il generale ha già le idee chiare: l’obiettivo è “superare l’85% odierno di personale scolastico vaccinato e soprattutto andare ad incidere in quelle regioni che non ci consentono di stare tranquilli”, ha detto Figliuolo prima di definire “non soddisfacente” il tasso di vaccinazione tra i prof “non comunemente diffuso sul territorio nazionale ma con alcune regioni ben al di sotto”.

“Vogliamo in tutti i modi fare scuola in presenza”, ha tagliato corto il commissario.

Il punto, però, è anche un altro: nelle aule i docenti non sono da soli. Con loro ci sono gli studenti, anche 25-30 assieme. E se loro non sono vaccinati? Come si fa?

Attenzione agli studenti

A rispondere è stato ancora una volta il commissario all’Emergenza Covid: “L’obiettivo è avere entro la prima decade di settembre il 60 per cento dei ragazzi (tra i 12 e 19 anni ndr) vaccinati per poter tornare in presenza o con pochissime limitazioni”, ha specificato Francesco Figliuolo. Parliamo di un numero di studenti da vaccinare altissimo: su quasi quattro milioni di over 12enni, se ne dovrebbero vaccinare circa due milioni e mezzo.

L’impresa, con Ferragosto di mezzo, non è facile: ad oggi, nella fascia di età compresa tra i 12 e i 19 anni, il 71,35% non ha ricevuto ancora nessuna dose di vaccino.

Sono appena l’11,59 la percentuale dei soggetti completamente vaccinati (tra l’altro potrebbero esserci anche i maturandi destinati ad uscire dal circuito formativo scolastico), mentre è il 17,06% la fetta di giovani in attesa della seconda dose.

Costa: il 20 agosto si tirano le somme

Più esplicito di tutti, almeno sul personale, è stato il sottosegretario alla Salute Andrea Costa: durante una visita alla Fiera di Genova, in occasione di una open night per la vaccinazione organizzato dalla Regione, Costa ha ribadito: “è chiaro che se il 20 agosto il problema del personale scolastico non vaccinato dovesse ancora persistere, penso che valutare l’introduzione dell’obbligo vaccinale per il mondo della scuola sia un’opzione, per quanto mi riguarda sarei favorevole”.

“Parliamo di categorie che devono garantire un servizio in presenza ai nostri ragazzi. Non possiamo mancare l’obiettivo. La scuola non è solo didattica, è socialità e per molti anche inclusione sociale”, ha concluso Costa.

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