Home Archivio storico 1998-2013 Personale La riforma Fornero blocca il turnover

La riforma Fornero blocca il turnover

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Il sindacato aggiunge pure che i dati emessi in queste ore dal Miur indicano che dal prossimo 1° settembre potranno lasciare il servizio solo 10.860 docenti e 3.662 tra amministrativi, tecnici ed ausiliari. 
Si tratterebbe di appena 14.522 lavoratori, un numero che corrisponde alla metà di quelli che nel 2102 avevano lasciato il lavoro: lo scorso anno andarono in pensione 27.754 dipendenti, suddivisi tra 21.114 docenti e 5.338 ata (a cui si aggiunsero 35 del personale educativo, 207 insegnanti di religione cattolica e 1.060 dirigenti scolastici).
Secondo l’Anief, siamo di fronte a numeri che inquietano non soltanto gli attuali partecipanti all’ultimo concorso a cattedra, per l’immissione in ruolo di 11.542 nuovi docenti.
A fare allungare le liste di attesa per il ricambio generazionale ci sono anche i circa 5.500 candidati appartenenti al personale Ata, che già l’anno scorso avrebbe dovuto essere assunti a tempo indeterminato, a cui si aggiungono circa 250mila docenti collocati nelle graduatorie ad esaurimento ed almeno altri 50mila Ata in posizione di preruolo.
Dice Anief: “I numeri ufficiali forniti dal Miur sui pensionamenti in arrivo dal mese di settembre sono a dir poco sconfortanti. Prima di tutto perché se a lasciare il servizio sono sempre meno persone, per i vincitori dei concorsi, tramite prove dirette, ma soprattutto per le graduatorie ad esaurimento, non basteranno dieci lustri per smaltire le liste di attesa. In secondo luogo, questi dati preoccpano davvero se si pensa che la classe docente italiana è già oggi la più vecchia al mondo: in base agli ultimi dati ufficiali, l’età media delle immissioni in ruolo è alle soglie dei 40 anni di età, e ormai complessivamente due insegnanti italiani su tre hanno almeno 50 anni. Non solo: i nostri docenti con meno di 30 anni sono appena lo 0,5%, mentre in Germania la presenza di insegnanti under 30 si colloca al 3,6%, in Austria e Islanda al 6%, in spagna al 6,8%.”