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Edilizia scolastica, ultimatum delle province al Governo: sblocchi le risorse entro 30 giorni

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La pericolosità degli edifici scolastici non si attenua con gli annunci: se si vuole veramente affrontare e risolvere questa “emergenza nazionale” occorre varare entro un mese un provvedimento che permetta di “tenere le spese per l’edilizia scolastica fuori dal patto di stabilità”. A sostenerlo, durante una conferenza stampa tenuta a Torino il 31 maggio, è il presidente dell’Upi e della Provincia di Torino, Antonio Saitta. Il quale ha, in tal modo, fatto sapere all’opinione pubblica quanto ribadito solo un paio di giorni prima al ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza.
Nel chiede al Governo centrale una decisione entro giugno, in modo da agire sulle emergenze già nel corso dell’estate, a scuole semi-chiuse, Saitta ha ribadito che “la situazione” dello stato di molte sedi scolastiche “è drammatica in tutta Italia, perché lo Stato non ha messo le risorse e addirittura ha tolto forzosamente alcune entrate. Il patrimonio scolastico delle Province – ha aggiunto – é vecchio e cresciuto malamente, per cui può essere pericoloso”.
“In queste difficoltà – ha spiegato ancora il presidente Upi – le Province sono in prima linea, ma in molti casi sono impossibilitate ad agire a causa dei vincoli imposti dal patto di stabilità. Ovunque c’é un clima di grande tensione, e noi riceviamo molte proteste”.
Saitta ha concluso il suo intervento spiegando che il tempo delle promesse è arrivato al capolinea. “Lo Stato – ha sottolineato – afferma che la sicurezza a scuola è una priorità. Noi chiediamo al Governo di essere coerente, serve un piano nazionale dell’edilizia scolastica e si devono liberare al più presto dal patto di stabilità le spese per il mantenimento del patrimonio scolastico”.
Le risorse rivendicate non sono poche: in questa prima fase, per tamponare le emergenze, superano i 500 milioni di euro. Si tratta della quota rimanente rispetto ai circa 750 milioni che il Cipe aveva deciso di assegnare agli enti locali per tamponare le emergenze. Di quella quota, però, sono arrivati sino ad oggi poco più di 200 milioni.