Il prossimo 8 settembre inizia al Ministero dell’Istruzione, con la presentazione dell’Atto di indirizzo, il confronto con le OO.SS. rappresentative della Scuola per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) scaduto il 31 dicembre del 2018 che poi proseguirà in sede ARAN presumibilmente nei prossimi due mesi (ottobre e novembre).
Dal punto di vista economico, visti gli stanziamenti per il Pubblico impiego nella legge di Bilancio 2021, si profila un contratto miserrimo come quello siglato nel 2018, quello che preoccupa maggiormente sono le possibili incursioni del Ministero nella parte normativa del CCNL e la gerarchizzazione o diversificazione della funzione docente che potrebbe assorbire una quota parte dei fondi contrattuali al momento disponibili.
Ormai assistiamo da anni, con il blocco dello scatto salariale del 2013 prima e poi con gli incrementi retributivi minimi erogati peraltro con un ritardo di tre anni dalla scadenza del contratto precedente a una stagnazione retributiva del personale della scuola e in particolare degli insegnanti, a una perdita del potere d’acquisto dei loro salari, oggi gli insegnanti italiani sono i peggio pagati in Europa e a parità di titolo di studio i peggio pagati nel pubblico impiego.
A questo fenomeno di stagnazione retributiva si contrappone però un sempre maggiore incremento della prestazione lavorativa spesso di tipo burocratico introdotto dal Ministero attraverso norme, decreti e ordinanze ministeriali. Un lavoro che si fa sempre più complesso ma sempre meno retribuito.
Nel marzo 2020 è stata anche richiesta a costo zero una forzosa riconversione della prestazione di insegnamento da insegnamento in presenza a insegnamento a distanza a causa della pandemia Covid, normando l’obbligo di tale prestazione con un contratto integrativo sulla didattica integrata a distanza firmato con l’Azzolina e Max Bruschi, che scrisse materialmente quel contratto, da Flc Cgil Cisl e Anief e non dagli altri sindacati rappresentativi.
Ora dovremo vedere se il telelavoro entrerà in modo strutturale o meno nel contratto nazionale della Scuola o sarà un fatto episodico relegato all’emergenza Covid e a quel contestato CCNI sulla DAD.
I sindacati rappresentativi che parteciperanno alla trattativa a Palazzo Vidoni saranno Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Rua, Snals Confsal, FGU ai quali in questa tornata contrattuale si aggiungerà l’Anief che ha acquisito la maggiore rappresentatività con le elezioni delle RSU del 2018.
Ricordiamo che il contratto precedente è stato sottoscritto subito da Flc Cgil (dopo consultazione tra i lavoratori), Cisl, Uil RUS e poi dopo le elezioni RSU 2028 anche dalla FGU Gilda e in ultimo a settembre 2018 anche dallo SNALS.
Ricordiamo che il contratto si firma o non si firma, non esistono firme tecniche di cui parlano a volte i sindacati che firmano ex post a riflettori ormai spenti e che i sindacati non firmano solo per i loro iscritti ma firmano erga omnes, per tutta la categoria anche per il 40% che oggi non è iscritto a nessun sindacato.
Il sindacato non firmatario del Contratto nazionale è penalizzato in quanto:
1) Non partecipa alle contrattazioni integrative nazionali successive;
2) Non partecipa alle Contrattazioni Regionali;
3) Non partecipa con suoi rappresentanti (terminali associativi) alle contrattazioni di istituto.
Seguiremo come SBC attentamente la vertenza contrattuale 2021 che si annuncia complessa con aggiornamenti costanti, riportando i resoconti sindacali e dando voce ai protagonisti della vertenza e riproporremo anche le nostre proposte di contratto di risarcimento che ricordiamo è stato il nostro primo documento come SBC proposto nel settembre 2019
Scuola Bene Comune