Partirà domani, 8 settembre, la Summer School del Movimento delle Avanguardie educative, una manifestazione sull’innovazione della didattica destinata ai docenti e ai dirigenti scolastici che si terrà dall’8 all’11 settembre, dalle ore 14.30 alle 19.30 (sabato 11 dalle 10 alle 13.30). Ad aprire i lavori, una lectio organizzata dall’ente di ricerca Indire e tenuta dallo scrittore Alessandro Baricco con l’intervento iniziale del ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi:
“Le avanguardie funzionano se poi dietro ci sono tutti gli altri – ha affermato il ministro – un’avanguardia che si guarda indietro e non c’è nessuno non è un’avanguardia. Le avanguardie educative sono la punta di diamante di un sistema scolastico che dimostra che si esce dalla crisi innovando. Bisogna tornare a parlare con le persone e delle persone. Nell’epoca di Internet c’è ancora bisogno di scuola? Oggi siamo travolti dalle informazioni ma c’è più bisogno di prima di scuola. Devono essere i ragazzi a dominare lo strumento e non essere dominati. L’idea del comprendere una complessa realtà come quella che stiamo vivendo. Bisogna essere capaci di mescolare le materie. Una scuola che permetta di capire ai ragazzi chi hanno a fianco. Le avanguardie devono riuscire ad aprire un varco nei confronti del consolidato. Costruiamo le nostre normalità dove devono trovare posto tutti, senza lasciare indietro nessuno. Ringrazio Alessandro Baricco che ci sta aiutando a ritrovare noi stessi”.
L’intervento del ministro Bianchi ha fatto da preludio alla lectio di Baricco che ha riassunto in sette punti la sua visione attuale di scuola:
“Ciò che è successo in quest’ultimo anno e mezzo dobbiamo intenderlo come una sconfitta. Questo ci ha fatto capire la grande necessità di cambiamento di cui ha bisogno la scuola. Abbiamo creato molta solitudine, molta sofferenza. L’accettazione della sconfitta ha un enorme valore terapeutico sulle strutture, genera una grande forza, una grande determinazione, quella che nessuna vittoria può garantire. Non serve una riforma della scuola, ma dobbiamo capire meglio cosa significa educare. Dobbiamo riformare la nostra idea di gioventù e giovinezza”.
“La riforma della scuola – afferma lo scrittore – dovrebbe essere un momento di condivisione bellissimo e non lo è mai. Dobbiamo trovare una narrazione. Il nostro Paese dovrebbe scegliere di mettere in cima a qualsiasi progetto la grande impresa di rifondare il concetto di educazione. L’impresa più difficile che abbiamo mai fatto”.