L’ex ministro dell’Istruzione, Giuseppe Fioroni, noto per avere aggiustato i disastri dei suoi predecessori sulla scuola, usando “cacciavite e pinza”, entra nel dibattito relativo al “Green pass”: renderlo in Italia obbligatorio per l’ingresso a scuola “è una norma di semplice buonsenso”.
Appunto, usando non la clava ma la saggezza e l’assennatezza, come ci avava abituato durante il suo dicastero. Secondo lui, “il Green pass è l’unico strumento che può dare la certezza che gli adulti non siano fonte di contagio per i bambini e i giovani. La sicurezza del rientro a scuola – sottolinea all’Adnkronos – si basa sul Green pass e sul vaccino per tutti perché chi è esposto al contatto con i nostri figli non possa essere contagiato anche con il vaccino fatto”.
Il Green pass obbligatorio, dice ancora, “è una norma di buonsenso e doverla commentare mi lascia perplesso perché mi fa pensare che ci possa essere qualche fantasista della politica che possa metterla in discussione perché non è d’accordo. Mi auguro proprio di no”.
Tuttavia è bene pure precisare, come dimostra lo studio del prof Ilvo Diamante, che “Sia tra gli scettici che tra i completamente indisponibili alla vaccinazione, i contrari ai vaccini per principio sono solo una piccola quota che a dicembre viaggiava intorno al 6 per cento della popolazione. Oggi siamo circa al 3 per cento”. Ma a questo 3% si dà la stessa voce che si concede al 50% della popolazione, facendo quindi sembrare che il Paese sia spaccato in due e invece si tratta di una piccolissima minoranza che non dovrebbe fare testo.
Per quanto riguarda invece il personale della scuola, la percentuale dei vaccinati si aggira attorno al 93%.