Il vulcano del mito greco vanta ”una delle storie documentate di vulcanismo più lunghe del mondo”. ”I crateri della vetta, i coni di cenere, le colate e le grotte di lava e la depressione della Valle del Bove ne fanno una destinazione privilegiata per la ricerca e per l’istruzione”, scrive ancora l’Unesco, che nota come continui ”ad influenzare la vulcanologia, le geofisica ed altre discipline della Terra”
”La sua notorietà, la sua importanza scientifica e i suoi valori culturali e pedagogici sono d’importanza mondiale”.
La zona classificata dall’Unesco come patrimonio mondiale fa parte del Parco dell’Etna creato nel 1987. Fino ad ora sono 962 i siti iscritti in 157 Paesi.
L’inserimento dell’Etna era stato annunciato il 3 maggio scorso dal Ministero dell’Ambiente dopo che il Ministero degli Affari Esteri aveva comunicato l’esito positivo della valutazione da parte dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), che aveva riconosciuto ”l’importanza scientifica ed educativa, l’eccezionale attività eruttiva e l’ultra-millenaria notorietà del vulcano, icona del Mediterraneo”.
La candidatura era stata ufficializzata nel marzo dello scorso anno dal direttore generale del ministero dell’Ambiente Renato Grimaldi che, dopo averne ricevuto formale comunicazione dal direttore del Centro del patrimonio mondiale Unesco di Parigi, l’indiano Kishore Rao, aveva informato il Parco dell’Etna. Parco che aveva candidato il vulcano, preparando un relativo dossier, poi fatto proprio dal ministero dell’Ambiente, e presentato formalmente al centro del Patrimonio mondiale. Ad effettuare la missione sull’Etna per la valutazione tecnica sulla candidatura era stato, nell’ottobre del 2012, il geografo tedesco dell’Iucn Bastian Bertzky.
Con la sua altezza di oltre 3.300 metri l’Etna è il vulcano attivo più alto d’Europa. Con la sua circonferenza alla base di oltre duecento chilometri domina tutta la zona a nord della città di Catania. Nacque da una serie di eruzioni sottomarine che, secondo recenti studi geologici, si susseguirono dapprima sulla costa jonica della Sicilia per spostarsi poi progressivamente sempre più a nord riempiendo quello che gli studiosi definiscono il ”Golfo pre-etneo”.
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