“È stato dato un segnale al mondo dell’università: i tirocini si fanno prima della laurea e valgono come credito formativo”, ha detto la ministra e avrebbero la durata minima di tre mesi, con rimborso spese mensile di massimo 200 euro di contributi statali, ai quali dovrebbe aggiungersi un uguale importo da parte del soggetto che offre il tirocinio.
Per quanto riguarda la scuola invece sono previsti interventi con un aumento della flessibilità fino al 25% dell’orario annuale degli istituti professionali: «Nel garantire maggiore flessibilità dell’orario annuale delle lezioni si favorisce un raccordo organico tra i percorsi degli istituti professionali e i percorsi di istruzione e formazione professionale regionale, rispondendo in modo puntuale alle esigenze formative dei giovani e consentendo un più facile accesso al mercato del lavoro”, ha detto ancora la ministra.
L’obiettivo fondamentale del decreto è però quello di sbloccare i fondi statali e aprire alla creazione nei prossimi 18 mesi di 200.000 posti di lavoro per combattere la disoccupazione giovanile.
Dice a questo proposito La Stampa. “Lo sforzo maggiore del governo viene fatto sugli incentivi all’occupazione per i quali si stanzieranno 800 milioni (500 per il Sud e 300 per il resto del Paese). La misura si rivolge a giovani tra i 18 e i 29 anni che si trovino in almeno una delle seguenti condizioni: siano disoccupati da più di sei mesi, abbiano una o più persone a carico e abbiano solo la terza media. L’incentivo all’assunzione di un giovane consisterà in 650 euro al mese e verrà corrisposto per 18 mesi se si tratta di una nuova assunzione, oppure per 12 nel caso di trasformazione del contratto da precario a stabile. A questi incentivi si potrà accedere fino al 30 giugno 2015"
Duqnue per quanto riguarda la scuola qualcosa non va secondo le aspettative, ameno su questo preciso ambito.
Infatti le cosiddette agevolazioni a favore dei giovani da 18 a 29 anni si possono applicare solo a chi è sprovvisto di diploma di istruzione superiore, e quindi a chi non ha completato il percorso liceale o negli Istituti di formazione professionale, e in modo particolare a chi è sprovvisto di impiego retribuito da almeno sei mesi e a chi, sprovvisto sempre di diploma di scuola superiore o professionale, viva da solo con una o più persone a carico.
E qui sta il nodo della faccenda, perché, pretendendo la mancanza di un diploma di scuola secondaria di secondo grado, significa penalizzare il mondo dell’istruzione, dal momento che pare si voglia dire ai giovani di rimanere senza titolo e quindi senza cultura, penalizzandone perfino le possibilità di carriera nell’attività lavorativa, nel cui ambito il diploma ha fornito da sempre maggiori opportunità.
In altre parole sembra che il Governo voglia decretare l’agonia della scuola in generale e dell’istruzione superiore in particolare, visto che vuole immettere nel mondo del lavoro 200.000 (ma ci riuscirà?) persone con una formazione scadente o comunque inadeguata e ferma alla sola ex terza media, la secondaria di primo grado. Giovani quindi senza una appropriata conoscenza specifica, mentre il messaggio complessivo sembra essere quello di non studiare e non proseguire oltre la scuola dell’obbligo perché tanto non serve a nulla
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