Nella giornata dello studente torniamo a parlare del fenomeno dell’Hikikomori, in crescita anche nelle scuole italiane. Di recente ne abbiamo discusso nel corso dell’appuntamento della Tecnica della Scuola Live con Gioacchino Cappelli (autore teatrale che ha portato sul palcoscenico il fenomeno, avendolo sperimentato sulla propria pelle) e Marco Catania (psicologo).
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Il termine – lo ricordiamo – nasce in Giappone, dallo psichiatra Tamaki Saito e fa riferimento a una volontaria esclusione sociale che, a differenti livelli, diventa abbandono scolastico, distacco sociale, reclusione in casa o in stanza.
Cosa accomuna i ragazzi che “preferiscono” tagliarsi fuori dalla vita sociale? Secondo Gioacchino Cappelli, “una sorta di nichilismo che nasce da una mancanza di prospettiva, di visione del futuro, di speranza”. Qualcosa, peraltro, che può incancrenirsi nel tempo, e rafforzarsi, generando come in un loop un continuo ripetersi delle dinamiche di isolamento. Cosa può fare la politica? “Ridare speranza”.
E cosa può fare invece la scuola? A rispondere lo psicologo Marco Catania: “La scuola deve ascoltare il senso di malessere, le fragilità, il senso di impotenza davanti a un disagio, prestando particolare attenzione a chi si isola, a chi socializza poco, a chi soffre. L’insegnante non può fare il clinico, naturalmente, ma può lavorare sul piano emotivo con gli alunni, stando anche vicino alle famiglie”.
La locandina dello spettacolo teatrale
A seguire la locandina dello spettacolo teatrale per le scuole che volessero richiederlo per le proprie classi. Un prodotto artistico che punta a creare consapevolezza attorno al fenomeno, nell’ottica di iniziare a lavorare concretamente sulla prevenzione dell’Hikikomori, a partire dalla scuola.