Anche a distanza di giorni, le polemiche sullo sciopero del 10 dicembre proseguono.
Da un lato ci sono i 4 sindacati che hanno proclamato lo sciopero (Flc-Cgil, Uil-Scuola, Snals e Gilda) che, nella giornata del 14 hanno diramato un comunicato per esprimere “un grazie ai 100 mila lavoratori che, con il sacrificio economico di una giornata lavorativa, hanno riattivato l’attenzione sui temi della scuola” e parlano di dati che “si rivelano in crescita (raggiungendo quasi, con l’8%, il risultato dello sciopero del 2016 che si attestò al 9%)” ricordando anche che a incrociare le braccia sono stati 100mila lavoratori, fra docenti e Ata.
Per la verità i dati ufficiali sono più contenuti come si può vedere dal report ministeriale: meno di 75mila dipendenti in sciopero pari al 6,74%.
Maddalena Gissi non ci sta e interviene per dare una versione ben diversa dei fatti: “Mi ero ripromessa di non fare commenti sullo sciopero del 10 dicembre, su cui basta e avanza, al di là di ogni manipolazione, il riscontro dei dati di adesione. Ma quando si afferma che sarebbe quello sciopero ad avere riacceso i riflettori sui problemi della scuola, e che si attende una convocazione del ministro per discuterne e affrontarli, non posso non ricordare almeno due elementari dati di fatto e di verità”.
“Il primo – sottolinea la segretaria nazionale di Cisl Scuola – è che fin dal momento del varo, da parte del Governo, del disegno di legge finanziaria, la CISL Scuola e la CISL non solo ne hanno evidenziato le numerose criticità, ma hanno lavorato intensamente per porvi rimedio, ricercando ogni possibile sede di confronto. Dalle numerose interlocuzioni con le forze politiche sono scaturite proposte emendative che, com’è naturale per un provvedimento di legge, sono ora affidate alle decisioni e alla responsabilità del Parlamento”.
“Il secondo fatto – aggiunge Gissi – è che all’incontro col ministro svoltosi il 18 novembre, a seguito di una richiesta che ne sottolineava l’urgenza, le sigle promotrici dello sciopero non si sono presentate, se non in veste di ‘uditore’, così come hanno disertato successivi incontri pur legati a temi di grande rilevanza e di forte impatto sulle condizioni di lavoro del personale, a partire dal Tavolo permanente sulla sicurezza e da quello sulla mobilità”.
Nelle prossime ore la parola passerà al Parlamento che dovrà dire se, e in che misura, la scuola sia davvero meritevole di attenzione e di adeguati finanziamenti.
Nella mattinata di martedì 21 dicembre, la manovra finanziaria verrà presentata in aula al Senato; il voto è atteso per la giornata del 23, dopo una vera e propria no-stop con sedute anche notturne.
Poi, dopo la pausa natalizia, si riprenderà alla Camera che non avrà però la possibilità di modificare neppure le virgole perché non ci sarà il tempo per farlo, anche se c’è già qualche deputato che parla di possibili emendamenti (fra gli altri la deputata Virginia Villani che chiede modifiche alla norma che introduce i docenti di educazione motoria anche nella scuola primaria).