Si è conclusa finalmente la trattativa per il rinnovo contrattuale economico 2000-2001 del comparto scuola. Come avevano richiesto ripetutamente i sindacati, gli aumenti dovrebbero essere inseriti in busta paga già a partire dal mese di marzo o, al massimo, di aprile.
Alla valorizzazione della funzione docente vengono destinati in totale 2.110 miliardi, suddivisi secondo tre fasce di anzianità di servizio che confermano l’attuale sistema di progressione economica dei cosiddetti gradoni. Circa 120.000 lire spetteranno ai docenti inclusi nella fascia di anzianità da zero a 14 anni; 173.000 lire a quelli della fascia da 15 a 27 anni; 205.000 lire a quelli della fascia da 28 a 35 anni. A tali somme c’è da aggiungere la quota per il recupero dell’inflazione, che potrà variare da 80.000 a 117.000 lire, con un incremento medio complessivo, quindi, pari a 300.000 lire lorde al mese. Ammontano a 416 miliardi, inoltre, le somme destinate alle scuole per la retribuzione del maggiore impegno professionale nella didattica ai singoli docenti e per il miglioramento della flessibilità didattica e dell’offerta formativa. Tali fondi saranno gestiti autonomamente in ciascun istituto e la loro destinazione sarà affidata ai collegi dei docenti nell’ambito della programmazione del piano dell’offerta formativa. Le RSU, le rappresentanze sindacali unitarie, assumono pieni poteri contrattuali a livello decentrato sulle retribuzioni, anche nella definizione delle voci legate alla flessibilità didattica. Per il personale ATA si avvia l’inquadramento dei direttori dei servizi amministrativi e vengono destinati, oltre le risorse per l’inflazione programmata, circa 185 miliardi per il riconoscimento delle specificità della funzione. Si traducono inoltre contrattualmente i diritti introdotti da provvedimenti recenti quali i congedi parentali. Il ministro della Funzione pubblica, Bassanini, ha espresso soddisfazione per la conclusione dell’accordo. Questo – afferma in un comunicato – "riconoscendo aumenti retributivi superiori all’inflazione, testimonia la scelta fondamentale del Governo di cominciare ad adeguare le retribuzioni italiane alla media di quelle europee e di individuare, anche mediante ulteriori finanziamenti affidati alle scuole dell’autonomia, l’istruzione e la formazione come investimento strategico in una società sempre più attenta e sensibile alla crescita culturale del Paese, anche per potenziarne la competitività nell’ambito europeo".
Anche per Enrico Panini, segretario della Cgil scuola "la chiusura del secondo biennio del contratto scuola realizza un ulteriore passo avanti nel riconoscimento del ruolo determinante del personale docente e ATA in riferimento ai processi di riforma…"
Una voce dissonante proviene dalla Gilda degli insegnanti che in extremis ha deciso di non firmare l’accordo, riservandosi di sottoporre l’articolato agli organi interni dell’associazione. Il coordinatore nazionale, Alessandro Ameli, infatti, ha espresso forti perplessità sul sistema di distribuzione degli aumenti in base a tre fasce di anzianità e si è dichiarato assolutamente contrario alla decisione di affidare le risorse per il riconoscimento della professionalità docente a "improbabili e confusi livelli di trattativa integrativa di istituto che potrebbero fare sorgere conflitti di competenza con gli organi collegiali delle scuole che deliberano sulle stesse materie".