I collaboratori dei dirigenti scolastici alzano la testa e battono cassa: fanno un lavoro enorme, in moltissimi casi portano avanti tutte le incombenze di interi plessi scolastici (come le sedi coordinate e le succursali), perché se va bene il preside vi si reca fisicamente una volta a settimana e spesso pure coi minuti contati.
Nel frattempo loro, i collaboratori dei ds, fanno di tutto e di più. In cambio di compensi ridicoli, che in certi casi diventano quasi offensivi.
Su questo tema, La Tecnica della Scuola ha intervistato Rosolino Cicero, presidente Ancodis, che ha illustrato la situazione, i motivi delle lamentele e le aspettative di questo folto raggruppamento di insegnanti.
Cicero ha anche lanciato un appello al ministro dell’Istruzione: in vista del nuovo contratto di lavoro, nell’atto di indirizzo introduca finalmente nero su bianco il middle management scolastico, sarebbe il giusto riconoscimento per almeno 100mila docenti trattati come “fantasmi”.
Cicero, in cosa consiste fare il vicepreside?
“Il mio ruolo – spiega Cicero – si basa su delle deleghe del mio dirigente scolastico, che consistono nell’organizzare il servizio nel sostituirlo quando non è presente a scuola, nell’interagire con i responsabili di plesso, nell’organizzare l’attività, nel coordinare la didattica, le riunioni collegiali e tutto il lavoro che c’è dietro al dirigente. C’è anche da fare negli uffici amministrativi. Senza questa azione prodromica che sta a monte, una scuola non potrebbe funzionare: noi, da questo punto di vista, ci sentiamo protagonisti”.
Quali sono i compensi dei collaboratori del ds?
“Il riconoscimento economico si stabilisce in sede di contrattazione d’istituto, quindi c’è una grande variabilità da Nord a Sud, dal centro alle periferie: non c’è un riferimento, come per esempio per le funzioni strumentali. Accade che abbiamo scuole dove il collaboratore del dirigente riceve anche qualche migliaio di euro, mente altri ricevono qualche centinaio di euro: gran parte di loro, tra l’altro, non hanno più neanche la possibilità di avere l’esonero, riservato a chi ha la fortuna di avere un docente di potenziamento della stessa disciplina”.
Lei quali somme ha ricevuto?
“lo scorso anno scolastico ho avuto un riconoscimento economico di 3.500 euro lordo Stato che al netto delle detrazioni e dei contributi previdenziali si è ridotto di almeno il 45%. Insomma, io alla fine del 2021 ho guadagnato meno di 10 euro all’ora: mensilmente si può fare una stima di poco più di 100 euro nette”.
Vi sentite difesi dai sindacati?
“Anp ha avuto sempre attenzione nei nostri confronti: del resto, siamo figure che lavoriamo con i dirigenti, quindi sarebbe strano il contrario. L’anomalia è che tra i sindacati Confederali e rappresentativi c’è un assoluto silenzio, se non addirittura, lo dico con cognizione di causa, la negazione del nostro lavoro prodotto. Ci sentiamo precari, perché ovviamente non abbiamo un riconoscimento all’interno del contratto collettivo nazionale: sarebbe ora di andare avanti in questa direzione”.
Cosa proponete?
“Chiediamo di essere inseriti all’interno del contratto collettivo nazionale, in un albo, cioè in un’area nella funzione docente. È chiaro che questo comporta delle scelte politiche sindacali. Oggi non abbiamo nessuna identità, nulla cambia dal punto di vista della carriera tra un docente che fa il docente in classe e un insegnante che oltre alla docenza si occupa di governance. Il lavoro fatto fuori dall’aula non produce nessun beneficio, né in termini di carriera, né in termini economici”.
Le vostre prestazioni professionali sono utili per diventare preside?
“Oggi per fare il dirigente scolastico, secondo noi occorre prima aver fatto il collaboratore del dirigente scolastico cioè bisogna essere entrati nell’alveo della governance: per rendersi conto della complessità occorre conoscere gli elementi di punti di forza ma anche le criticità della scuola. Riteniamo che nel prossimo bando di concorso per ds deve essere dato un peso rilevante a chi ha assunto per alcuni anni l’incarico di collaboratore a diverso titolo: come funzione strumentale piuttosto che responsabile di plesso o piuttosto che primo collaboratore del preside”.
In assenza del preside quali sono i vostri margini di azione?
“Bisogna definire la possibilità entro le norme di legge vigenti di poter sostituire il dirigente scolastico: occorre riconoscere che quando il dirigente scolastico va in ferie e malattia, ci deve essere una figura che entro certi limiti deve assumere quanto meno l’onere di portare avanti la propria comunità scolastica”.
Cosa chiedete al ministro Patrizio Bianchi?
“Sostanzialmente due cose. La prima è di essere ricevuti per poterci confrontare e presentargli le nostre richieste, portandolo anche a conoscenza della nostra proposta. Secondo: nell’atto di indirizzo, così come è stato fatto nel precedente dalla ministra Lucia Azzolina, deve assolutamente essere scritta nero su bianco l’opportunità di prevedere il middle management scolastico. Bisogna continuare su questa strada, è opportuno riconoscere che nella scuola italiana ci sono 100mila e più docenti che lavorano per la dirigenza”.