Home Alunni Occupato il liceo: per una scuola diversa, più politica

Occupato il liceo: per una scuola diversa, più politica

CONDIVIDI

Breaking News

March 31, 2025

  • La scuola è laica e l’ora di religione è un “fardello”: gli atei contro Valditara, concorsi, Bibbia. Snadir replica: ignorano l’essenza dei 60 minuti 
  • Contratto scuola, Fracassi (Flc-Cgil) non ci sta: “Con le risorse in campo l’aumento sarebbe di 60 euro, ci vuole uno stanziamento aggiuntivo” 
  • “Adolescence”, lezioni anti-misoginia nelle scuole inglesi. E in Italia? “Per i prof vederla è aggiornamento professionale” 
  • Fine Ramadan, anche quest’anno resta chiusa la scuola di Pioltello: alcuni genitori non ci stanno 

Studenti del liceo Carducci di Milano. del collettivo ‘Papaveri rossi’. hanno occupato la loro scuola, stabilendo l’autogestione che dovrebbe andare avanti per tutta la settimana, con lezioni “alternative” in aula, palestre e cortili. 

“Sarà una settimana per immaginare una scuola diversa: lezioni con docenti universitari, dibattiti, laboratori di teatro, dialoghi con psicologi e assemblee tenute da noi studenti e studentesse”. 
Gli studenti denunciano “il sempre più evidente disagio che circola tra i banchi: compagni che smettono di venire a scuola, attacchi di panico, individualismo e competizione dilagante, totale assenza di spazi scolastici dove potersi fermare al pomeriggio. Eppure questa è la scuola in cui scegliamo di entrare ogni giorno. Perché la accettiamo passivamente?” 
La richiesta, prosegue la nota di Papaveri rossi, è di una liceo con “progetti seri, vogliamo parlare di attualità, vogliamo una scuola politica, in cui sia possibile confrontarsi sui grandi temi del nostro mondo, i social media, l’ambiente, i diritti di genere”. 

“La nostra sofferenza deve diventare unione. Se vogliamo un luogo di istruzione realmente democratico, che possa cambiare in meglio la nostre vite, che ci permetta di emanciparsi dal nichilismo, dallo sfruttamento economico, edificare un mondo in cui autodeterminarci, per vivere liberi e felici dobbiamo rivendicarlo”. 

Un rigurgito sessantottino, ci pare di capire, e anche un modo per farsi sentire, lanciando una proposta che seppure demagogica contiene una sua stringente necessità: capire meglio il mondo che circonda i giovani partendo proprio dalla scuola che per certi versi è lo specchio della società e dove molte delle sue contraddizioni esplodono, a continuare con una conoscenza più aggredibile dal punto di vista sociale e con prospettive di lavoro reali. 

Una richiesta di cultura alternativa, sembrerebbe,  e un invito pure a rivedere tutta l’impostazione, ancora gentiliana nella sua architettura, della nostra istruzione che non contemplerebbe le grandi esigenze dei giovani, sulle cui problematiche poco si discute non avendo dalla loro parte  agenzie a loro difesa.