L’8 marzo, come di consueto, ricorre la festa della donna. In questo giorno dolce di luce, rigurgitante di suprema bellezza, tutti dovremmo seriamente riflettere sul valore di questo nome magico, per cercare di comprendere le tante note acute e dimesse, delicate e sgraziate di questo bello, misterioso e, a volte, conflittuale universo.
Al di là delle ricorrenze, è ormai tempo di mettere in atto, a livello educativo, azioni e interventi concreti, per far risplendere di luce vera un diamante in frantumi ed offuscare disagi e sofferenze, limiti e difficoltà.
È giunto il tempo di percorrere le lunghe scale del tempo, per cercare di rendere fecondo e poetico un mondo frastornato da una luce oscura, da soprusi e violenze, da solitudini amare che non aiutano a vincere paure e timori di volti smarriti impastati di tristezza.
Solo la conoscenza di alcuni meccanismi connessi alle dinamiche affettive e relazionali, potrà consentire di prevenire alcune ostilità legate alla difficoltosa conoscenza di un magico mondo interiore chiuso dentro una conchiglia, ma luminoso e bello come la perla di un’ostrica aperta.
Allora, perché ancora oggi, per alcuni, è difficile trasferirsi con la mente e con il cuore in un mondo non devastato dalla cultura della violenza e della sopraffazione? Perché molti fanno fatica ad abbandonarsi in un sonno di genuino amore? Perché molte donne non riescono a denunciare e ad abbandonare il marito o il fidanzato violento?
Dare risposte esaustive a questi interrogativi non è affatto facile
Emerge, soprattutto, la necessità che famiglia, scuola e società imparino ad ascoltare ciò che quotidianamente preoccupa la donna per ostacolare l’insorgenza di inquietudini che possano poi sfociare nell’ isolamento, nella solitudine, nell’aggressività e nella violenza.
Istituzioni, insegnanti e genitori devono sempre stare accanto, pronti ad offrire strumenti incisivi ed efficaci, perché la donna offesa nel suo essere, nella sua intimità, possa trovare il coraggio e la forza di gestire con successo situazioni difficili che, spesso, provocano tristezza, dolore, sofferenza e solitudine.
In questi casi, la comprensione, la comunicazione, il dialogo, sono strumenti efficaci per allontanare le ombre e i fantasmi che turbano e inquietano. Nessuna donna deve sentirsi sola e in ogni momento bello o triste che sia, non deve mai smettere di sperare e di avere fiducia nell’aiuto dell’altro.
Pertanto, tutte le istituzioni intenzionalmente educative devono rappresentare un importante punto di riferimento, capace di abbattere la barriera invisibile, nascosta e pericolosa che impedisce alla donna di chiedere aiuto e mostrare un volto invaso dalla tristezza e dalla malinconia.
Ma come si sente realmente una donna vittima di abusi e violenze?
Si sente insignificante e sfortunata, prova a pensare come sarà in futuro, s’illude che con il tempo si possano risolvere i problemi e che l’uomo che dice di amarla possa, forse, cambiare.
Si sente delusa perché niente è come credeva che fosse, si sente sicura solo nella sua stanza dove può interiorizzare tutto, stringere i denti e andare avanti con qualche briciolo di speranza. Ma bisogna sopraffare e vincere questa forza misteriosa che la tiene prigioniera in una foresta di solitudine, dove le foglie sono speranze, i fiori sogni, le spine i giorni tristi e sofferti della vita.
Solo quando riuscirà a liberarsi dalle negative e deleterie influenze, la donna potrà raggiungere la libertà negata e sentirsi, finalmente, felice e soddisfatta di se stessa.
Nei vari ambiti della vita sociale, bisogna sempre prestare attenzione alle innumerevoli e silenziose richieste di aiuto e, soprattutto, bisogna far sì che le spine, una alla volta, possano cadere per far tornare a sorridere la vita.
Brulichio di mistero e pura forza di vita autonoma, la donna deve continuare a credere fermamente nella bellezza dei propri sogni, navigare in acque tranquille dove si realizzano i desideri più belli e dove è possibile sperimentare il dolce incontro di felicità autentiche.
Nell’universo femminile tutto è così perfetto. Oggi e in ogni momento della nostra esistenza, non con effimeri simboli esteriori, ma con un concreto mutamento culturale e antropologico, bisogna abbattere il muro della violenza, educare i giovani a vedere nella donna un dono, un valore che, in qualsiasi momento, può dare una svolta decisiva alla propria esistenza.
Fernando Mazzeo