La guerra in Ucraina, invece di spingere per allargare i cordini della borsa per favorire l’istruzione e la formazione, perché le violenze derivano dalla ignoranza, è stata la scusa per aumentare le spese militari a tutto vantaggio anche delle lobby delle armi. È infatti di queste ore un ordine del giorno della Camera dei deputati con cui si è dato il via libera all’aumento delle spese militari fino al 2% del Pil.
Sottoscritto da Pd, Fi, Iv, M5S e FdI, praticamente da tutto l’arco parlamentare, dimostra la continuità con certe scelte scellerate a tutto danno della crisi economica, che falcidia gli stipendi e le pensioni, ma pure si scarica nei confronti della scuola, welfare, sistema sanitario, formazione.
I voti a favore sono stati 391 su 421 presenti con 19 voti contrari. Ora bisognerà attendere la sua messa in opera, mentre una severa politica di giustizia sociale e ambientale prende le vie della solita tiritera della mancanza di fondi. In pratica questa priorità alle spese militari comporta un significativo spostamento di bilancio dello Stato di 12 miliardi in più che vanno a sommarsi ai 68 milioni di euro al giorno che già si spendono oggi.
Le armi, in altri termini, acquistano quasi uno scopo e un valore sociale, come i produttori e i venditori di armi insistono a dire. Avrebbero infatti virtù “sociali”, etiche”, “sostenibili ” o addirittura di “stabilizzare” la geopolitica. A tale scopo ricordiamo le lotte del M5S, prima di andare al governo, contro gli iniziali 131 velivoli F35 e poi tagliati a 90, ma dal costo, per ogni aereo, tra i 99 e i 106,7 milioni.
E intanto non si firmano i contratti di lavoro dei docenti e del personale, bloccati da anni ormai, millantando elemosine.