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Sondaggio Unesco sulla violenza su studenti LGBTQ+ si rivela una tragedia: più del 54 % ha subito violenze

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Una società immobile, indifferente ai cambiamenti, all’apertura verso l’altro non è in grado correttamente di assimilare e di fare proprie le diversità che caratterizzano – o colorano – il mondo, specie quello dei giovani, che s’incontrano, si amano e si frequentano dentro e fuori dagli istituti e dagli atenei. Possiamo considerare questi ultimi, per via puramente teorica, dei luoghi protetti dove rifugiarsi per evitare giudizi e pericoli, al riparo da sguardi indiscreti. Ma, in ogni caso, non è così per tutti: i membri della comunità LGBTQ+ si continuano a sentire minacciati anche all’interno delle mura scolastiche, luoghi in cui avvengono vere e proprie operazioni di segregazione e derisione, manifestazioni di intolleranza e disprezzo nei confronti di un orientamento sessuale o romantico differente dal canone precostituito. Nello studio condotto dall’UNESCO che, oltre a tutelare il patrimonio artistico, culturale, storico e naturale preserva l’educazione e la scienza, ha preso in esame 17.000 studenti europei afferenti alla comunità tra i 15 e i 24 anni di età: più della metà di questi (54 %) ha dichiarato pubblicamente di essere stato vittima di violenze verbali, fisiche o psicologiche, di discriminazione e di segregazione all’interno delle scuole.

Le testimonianze degli intervistati: puoi essere libero di esprimerti ma non senza rischi

“Tutti dicono che puoi essere chi vuoi, puoi essere libero, puoi esprimerti a scuola… poi se provi a essere diverso, ottieni un contraccolpo”, ha detto uno studente di 19 anni che ha partecipato al sondaggio. Lo studio ha evidenziato atteggiamenti discriminatori diffusi, con l’83% degli studenti che ha riferito di aver sentito commenti negativi sugli studenti LGBTQI, mentre il 67% ha affermato di essere stato oggetto di commenti critici almeno una volta. Ulteriori risultati del Global Education Monitoring Report dell’UNESCO hanno indicato che quasi sei studenti su 10 non hanno mai segnalato episodi di bullismo al personale scolastico e meno di due su 10 lo hanno fatto sistematicamente. “Molti insegnanti non hanno la fiducia e le conoscenze per supportare gli studenti LGBTQI“, afferma il rapporto, rilevando che l’azione degli insegnanti e di altro personale accademico in risposta alle osservazioni negative e al bullismo è stata “vitale” per un sistema educativo inclusivo. “L’istruzione non riguarda solo la matematica e le parole”, ha affermato Manos Antoninis, specialista che ha diretto il rapporto. “Le scuole devono essere inclusive se vogliamo che la società sia inclusiva. Se ai bambini viene insegnato che solo un certo tipo di persona è accettato, ciò influenzerà il modo in cui si comportano nei confronti degli altri”. In un appello all’azione per affrontare il problema globale, il coautore del rapporto, l’International LGBTQI Youth and Student Organization (IGLYO), ha affermato che, sebbene molti paesi abbiano adottato un approccio più inclusivo nei confronti di tutti gli studenti, “molti studenti LGBTQI si sentono ancora insicuri e sgraditi a scuola”.

Denuncia alle violenze domestiche, l’appello dell’UNESCO

Anche i membri rifugiati della comunità LGBTQI affrontano rischi particolari, ha affermato l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, UNHCR, osservando che le relazioni omosessuali rimangono illegali in più di 70 paesi. In un appello per porre fine agli abusi quotidiani e all’umiliazione di cui sono vittime le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, intersessuali e queer, il responsabile dell’UNHCR Filippo Grandi ha anche avvertito che in sei paesi le coppie dello stesso sesso rischiano la condanna a morte. Ha esortato i paesi a “tenere le porte aperte alle persone LGBTIQ+” che hanno bisogno di rifugio e ha aggiunto che per molti la discriminazione inizia a casa. Facendo eco alle preoccupazioni delle persone LGBTQI, il direttore generale dell’UNESCO Audrey Azoulay ha avvertito dei crescenti rischi che corrono, poiché le restrizioni sulla pandemia di COVID-19 continuano. “I giovani in particolare, a causa della persistenza del pregiudizio nella loro famiglia o nell’ambiente sociale, a volte sono minacciati di essere cacciati dalle loro case e di trovarsi in difficoltà o indigenza”, ha detto la signora Azoulay. “Inoltre, poiché il lavoro delle organizzazioni di volontariato è più complesso, è probabile che le persone LGBTI manchino di contatti e persone fidate con cui parlare”, ha ribadito pubblicamente.